Roma, 12 gen – Come un buona squadra non può competere senza dei buoni meccanici, un buon esercito non può sopravvivere senza dei buoni medici. Lirio Barberi era un esperto medico e soldato che seguì l’ARMIR in Russia. Sempre in terra sovietica troverà la morte.
UNA BRILLANTE CARRIERA
Lirio Barberi nacque a Forte dei Marmi il 10 gennaio 1914, ottavo di nove fratelli. I genitori speravano che il figlio seguisse i corsi classici come loro in passato e, a dispetto di ciò che fanno solitamente molti artisti, frequentò con entusiasmo il liceo classico di Viareggio e si iscrisse alla Facoltà di Medicina.
All’Università di Pisa si laureò il 14 luglio 1939 portando una tesi sui “Reperti Ermato – Midollari nell’Anemia da Malaria Cronica” che gli valse un 110 e lode. Terminati gli studi, Barberi, deciso più che mai a diventare medico, andò in Ungheria, a Budapest, dove, grazie alla borsa di studio vinta, si specializzò.
AL SERVIZIO DELLA PATRIA
Dopo l’esperienza in Ungheria, Barberi si iscrisse alla Scuola di Sanità di Firenze dalla quale uscì con il grado di sottotenente medico per poi essere affidato all’Ospedale Militare di Livorno. Notando la sua abilità lavorativa venne mandato al fronte, in Russia.
Una volta affidato al III Gruppo Artiglieria a Cavallo della Divisione Celere, il 13 maggio del 1942 arrivò a Vienna, per poi passare per Leopoli e giungere in terra sovietica. Poco tempo dopo, Barberi ottenne la promozione a tenente medico e, il 10 dicembre 1942, collaborò con il 4° Corpo d’Armata Alpino. Lirio Barberi partecipò a tutte le battaglie sul Don resistendo alle offensive sovietiche e mantenendo la posizione malgrado fossero tutti logorati dalla fatica e dal freddo.
Tra il 14, 15 e 16 dicembre, le forze russe crearono un immenso esercito, superiore di trenta volte quello italiano. Rapidissimamente i sovietici accerchiarono gli italiani e sfondarono le linee di difesa. I nostri soldati scapparono alla rinfusa mentre gli Alpini restarono fermamente a difesa delle misere postazioni rimaste.
Queste truppe vennero spazzate via il 16 gennaio dell’anno successivo. Barberi rimase con la 2° Divisione Alpina “Tridentina” come volontario per tentare di frenare l’avanzata dell’Armata Rossa. Non scappò di fronte ai nemici, continuò ad assistere i suoi soldati fino alla fine. Fino all’ultimo sacrificio avvenuto presumibilmente quel giorno. Lirio Barberi risultò “disperso in combattimento” e, con lui, anche il suo mirabile esempio scomparve dalla memoria dei suoi commilitoni.
Tommaso Lunardi