Siviglia, 19 mag – Basilea ha il sapore di luogo lontano dalle copertine del calcio patinato, in Svizzera si ragiona in termini di tempo, di assoluto, ed i record quelli contro il cronometro sono di casa. Ma questa volta il Siviglia ha inciso il suo nome affianco a quello di Real Madrid, Ajax e Bayern Monaco vincendo per tre volte consecutive l’Europa League (per chi scrive ancora Coppa Uefa), il primo trittico trionfò in Coppa Campioni.
L’artefice? Unai Emery, il tecnico basco che nel 2012 scrisse, con il contributo di Juan Carlos Cubeiro, un tomo dal titolo “Mentalità vincente: il metodo Emery”, all’epoca l’allenatore lasciava Valencia per accasarsi allo Spartak Mosca, decisamente non una buona idea. Dopo l’esonero russo approdò agli andalusi costruendo, anzi ricostruendo ogni anno, un’armata capace di imporsi in Europa, seppur quella di serie B. Per comprendere il miracolo dei Palanganas basta citare due nomi quelli di Vitolo e Carriço gli unici, nella serata elvetica a sollevare contro il Liverpool, la terza coppa di fila.
La partita ha visto le due compagini in campo aggiudicarsi un tempo per parte, con gli inglesi capaci di dominare la prima frazione culminata con gli errori plateali dell’arbitro svedese Jonas Eriksson – non visti due rigori limpidi per la squadra di Jurgen Klopp, entrambi per fallo di mano – e l’esterno imprendibile di Daniel Sturridge illusorio vantaggio per i Reds. Pronti via, invece, i secondi 45′ hanno visto la Nervionenses pareggiare con il francese Kevin Gameiro. Quando l’agonismo e la tecnica degli uomini in rosso è venuta meno, con la guardia che lentamente si abbassava il capitano del Siviglia, Coke, ha deciso la gara. Prima, in uno dei rari fraseggi degli iberici per vie centrali, ha colpito da fuori area con un tiro imparabile per Simon Mignolet, infine la doppietta abbattutasi sugli avversari, per il perentorio 3-1 finale, sfruttando la staticità della retroguardia degli Scousers.
Gli spagnoli gioiscono – quinta Europa League vinta negli ultimi dieci anni – marchiandosi con il simboli dei vincenti, mentre Klopp, alla quinta finale persa consecutivamente, deve rivedere la sua iconicità di Normal One.
Lorenzo Cafarchio