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FaceApp, tra algoritmi “razzisti” e violazione della privacy

by Ilaria Paoletti
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Roma, 16 lug – Come avrete sicuramente notato in questi giorni sta spopolando FaceApp applicazione per smartphone che permette di modificare il proprio volto rendendolo più vecchio, giovane, in versione maschile o femminile. Sull’app però alcuni utenti hanno espresso dei dubbi, arrivando ad accusarla di razzismo.

FaceApp e il filtro “hotness”

FaceApp, tornata in auge (era infatti disponibile dal gennaio 2017, rilasciata dalla società russa Wireless Lab) grazie al tormentone social della FaceApp Challenge, includeva  anche un filtro denominato hotness sinonimo anglofono per “bellezza”. Molti utenti hanno sottolineato come il filtro “abbellente” avrebbe avuto sugli utenti di colore o asiatici una resa che li portava ad assumere dei tratti caucasici, schiarendo l’incarnato e sfinando il naso. Dopo le lamentele gli sviluppatori hanno provveduto a modificare il filtro.

“Un effetto collaterale”

Il fondatore e Ceo di FaceApp, Yaroslav Goncharov, ha rilasciato una dichiarazione per scusarsi di questo risultato: “Siamo profondamente dispiaciuti per questo problema indiscutibilmente serio. È uno sfortunato effetto collaterale della rete neurale sottostante causata dal pregiudizio del training set, non un comportamento intenzionale”.

Problemi di privacy

Ma non è l’unica criticità rilevata dagli utenti di FaceApp: alcuni di loro hanno lamentato come violerebbe la privacy, poiché  una volta elaborata l’immagine del nostro volto, la stessa viene memorizzata e nei server della società russa e non è ben chiaro che fine farebbero questi dati.

Ilaria Paoletti

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