Roma, 29 mag – Che Fabio Fazio sarebbe andato via dalla Rai lo sapevamo già. Che questo avesse poco a che fare con una presunta “cacciata” innescata dal cattivissimo e censore governo di centrodestra impegnato in una presunta rivoluzione della televisione pubblica, pure. Che il conduttore fosse semplicemente finito a libro paga – ben più sostanzioso – di Discovery, idem con patate. Ora, però, è giunto il tempo dei saluti. Proferiti – per quanto ci riguarda – con somma gioia.
Caro Fazio, sei via dalla Rai ma purtroppo non dalla tv
Ieri Luciana Litizzetto ha letto una “lettera d’addio” in diretta, dedicata a Fazio prima dell’avvio dell’ultima puntata di Che tempo che fa. La solita robina strappalacrime, che ormai è diventata nel gergo satirico comune la “lacrima strappastorie”. Qualcosa che – spesso, ma non sempre – “commuove il web”. Sì, perché Fazio va via dalla Rai e la sinistra culturale si commuove da sola, facendola diventare forzatamente una commozione di tutti. Così la Litizzetto si lancia in poetiche parole di una banalità sconcertante, condite dalle solite battute che non fanno ridere nessuno, su tutte “non abbiamo superato la crisi del settimo governo”. Ovviamente, non può mancare un pizzico di vittimismo, che sta sempre bene, come il sale: “Grazie con tutto il mio cuore, grazie a Fabio l’unico presentatore che se fa pessimi risultati gli danno addosso e se ne fa ottimi gli danno addosso il doppio“. Ora però sorge il problema: Fazio è via dalla Rai, ma purtroppo resta in televisione.
A mai più rivederci
Ecco, da un personaggio che nel suo programma non ha fatto altro che promuovere una propaganda selvaggia per quanto di peggio la cultura progressista liberal abbia cercato di imporre con la forza in questi decenni (dallo ius soli, ai sermoni di Roberto Saviano, più varie ed eventuali), il minimo che possiamo augurarci è di non vederlo mai più in televisione. Per chi è riuscito a dare prova estrema e imbarazzante della cultura di massa anti-italiana (il cui apice, forse, è rappresentato da quell’intervista penosa al presidente francese Emmanuel Macron in cui il conduttore definì Parigi “capitale d’Italia”) l’oblio sarebbe una consolazione magra. Quindi nella dismissione di Fazio dalla Rai (dovuta peraltro non a “pulizie di regime” ma a semplice concorrenza salariale di un gruppo privato) c’è ben poco di realmente positivo. Perché non è dovuta a nessuna presa di coscienza (né di massa né tanto meno elitaria), ma solo a una fortunata coincidenza. E quando i presunti “cambiamenti” avvengono per caso, sono destinati a non cambiare proprio nulla, ma soltanto ad essere avvicendati, sostituiti, dalla stessa solfa con vestiti differenti.
Stelio Fergola
4 comments
Per fortuna per i viscidi non c’è neppure una medaglia di merda… ché è un bene da non sprecare e saper convertire.
finalmente faccia d’angelo si è tolto dai coglioni.. sepolcro imbiancato … lupo travestito da agnello … megafono della dittatura con la vaselina… un grande VAFFA anche alla comare blasfema.
Approvo !!! Approvo !!! Approvo !!!
[…] Da Il Primato Nazionale – Roma, 29 mag – Anche Roberto Saviano fa il melodramma e piange, annunciando il suo addio alla Rai, nel corso dell’ultima lagnosissima puntata di Che tempo che fa, dove il conduttore Fabio Fazio ha salutato il pubblico. […]