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Tutti gli interventi per la mitigazione delle alluvioni rimasti solo sulla carta: ecco il modello Pd in Emilia-Romagna

by Francesca Totolo
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Emilia-Romagna

Roma, 29 mag – Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il 5,4 per cento del territorio italiano presenta un elevato rischio alluvioni. Ciò significa che quasi 2,5 milioni di persone sono minacciate da un’elevata pericolosità derivante dal dissesto idrogeologico. L’Emilia-Romagna è la Regione con la più alta pericolosità idraulica. L’11,6 per cento del territorio regionale presenta un rischio elevato di alluvioni, il 45,6 per cento un rischio medio. Quindi, ben il 70 per cento della popolazione deve convivere con questa spada di Damocle sulla testa.

Il piano nazionale Italia Sicura di Renzi

Nel maggio del 2014, il governo di Matteo Renzi lanciò il piano nazionale contro il dissesto idrogeologico Italia Sicura, poi smantellato nel 2018 dal governo Conte 1 e sostituito da ProteggItalia. Nel 2017, fu presentato dal governo di Paolo Gentiloni il rapporto che elencava i progetti e il piano finanziario della struttura istituita da Renzi: 11.108 cantieri di cui 1.340 con lavori in corso, per un fabbisogno finanziario complessivo di circa 29 miliardi di euro di cui 12,9 miliardi già programmati tra fondi europei, nazionali e regionali. In Emilia-Romagna, fu il presidente Stefano Bonaccini a essere designato come Commissario straordinario delegato per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Nel 2017, come si legge nel rapporto, i 226 interventi avviati in Emilia-Romagna per la mitigazione delle alluvioni avevano ricevuto il 78 per cento dei finanziamenti necessari per la loro realizzazione, circa 550 milioni di euro. Però, tre anni dopo il lancio di Italia Sicura, solo 5 interventi erano in fase di attuazione, 5 progetti erano arrivati allo stato di progetto esecutivo e 11 a quello di progetto definitivo. Ben 112 interventi erano ancora allo studio di fattibilità, 76 erano fermi al progetto preliminare e 17 alla fase istruttoria.

Rapporto Italia Sicura 2017

Il rapporto dell’Ispra inchioda la Regione Emilia-Romagna

Per verificare lo stato di avanzamento attuale dei progetti nella regione alluvionata, è possibile consultare il Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo (Rendis) dell’Ispra che, il 25 maggio scorso, ha censito un totale di 529 interventi per la mitigazioone del dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna, dei quali l’85,3 per cento di competenza finanziaria del ministero dell’Ambiente: 379 risultano conclusi, 49 in esecuzione, 55 in progettazione, 33 da avviare e 13 definanziati o sostituiti.

Faenza, il fiume Lamone prima e dopo l’esondazione

Per quanto riguarda le zone colpite dall’ultima alluvione, i progetti riguardanti il fiume Lamone, dalla città Faenza alla sua foce, sono ancora in fase di progettazione. Ad esempio, rimangono ancora sulla carta il “Progetto per la manutenzione straordinaria e messa in sicurezza idraulica” del fiume nel Comune di Bagnacavallo (Ravenna) e il “Progetto di messa in sicurezza delle località Mezzano, Villanova, Traversara”. In queste zone, il Lamone è esondato sommergendo Bagnacavallo e le altre località indicate negli interventi.

Bagnacavallo e Villanova sommerse dall’acqua dopo l’alluvione del 3 maggio 2023

Ancora in fase di progettazione, sono le “casse di espansione del torrente Senio nei comuni di Brisighella, Faenza e Riolo Terme”. Questo intervento era stato oggetto nel 2017 di un’interpellanza del gruppo regionale del M5S dove si chiedeva un quadro aggiornato dei finanziamenti e dei tempi di realizzazione vista la situazione di rischio in aumento a causa dell’aumento dei sedimenti depositati nell’alveo del Senio. Nel quinto atto integrativo dell’accordo di programma tra ministero dell’Ambiente e Regione Emilia-Romagna, si legge che, nel 2018, quel progetto aveva già ricevuto un finanziamento da 8,5 milioni di euro dal ministero.

I frutteti di Brisighella distrutti dall’alluvione

Nella delibera 64 della giunta della Regione Emilia-Romagna datata 24 gennaio 2022, dove figura come vicepresidente Elly Schlein che deteneva la delega alla transizione climatica e al “patto per il clima”, si legge che l’intervento a Forlì riguardante “sistemazione e riqualificazione tra via Emilia e Magliano” del fiume Ronco era stato completamente finanziato. Ancora oggi, secondo Rendis, il progetto è fermo alla fase di progettazione.

Forlì allagata

Nella stessa delibera, viene evidenziato che un altro intervento aveva ricevuto già la copertura economica necessaria dell’importo di 4,4 milioni di euro erogati dal Mite. Si tratta della “messa in sicurezza e dell’adeguamento a protezione di Cesena” del torrente Cesuola. Il progetto è ancora in fase di progettazione.

Sponde del torrente Cesuola crollate nel Comune di Cesena

Rimane ancora sulla carta il progetto di “adeguamento sezioni di deflusso tramite svasi, con estrazione di materiale e ripristino ambientale” del torrente Idice tra Budrio e Castenaso. Durante l’ultima alluvione, il ponte della Motta che Budrio a San Martino in Argine è crollato a causa dell’esondazione dell’Idice.

Il ponte della Motta crollato tra Budrio e San Martino in Argine

Anche uno degli interventi riguardanti il torrente Sillaro, responsabile dell’esondazione che ha sommerso Conselice, è ancora nella fase di progettazione. Anche San Prospero è stata invasa dall’acqua: dal 2014, il piano di “ripristino dell’officiosità idraulica del torrente Santerno nel Comune di Imola” è annoverato tra i progetti non ancora eseguiti.

Conselice allagata

Il cambiamento climatico usato come attenuante per non assumersi le responsabilità

Questi interventi mai realizzati dalla Regione Emilia-Romagna, sommati al fatto che soltanto un bacino di laminazione su due funziona e che è la prima Regione in Italia per cementificazione in aree alluvionali, sono i maggiori responsabili dell’alluvione. E non si invochi il cambiamento climatico per scrollarsi di dosso le responsabilità: nel 2018, in Veneto, si registrarono 700 millimetri di pioggia caduta in poche ore, in Emilia-Romagna 300 millimetri, ma la Regione del presidente Luca Zaia ha realizzato opere per proteggere il territorio dalle alluvioni in seguito alle esondazioni del 2010.

Francesca Totolo

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2 comments

Lappola 29 Maggio 2023 - 10:09

E va bene, Ma mancava il commissario !!! C’erano soltanto un Presidente e una Vice con delega al ciel sereno. La delega al cielo nuvoloso era rmasta da assegnare perciò la colpa è del Governo; ma attenti, quello nato il 25 Settembre eh !!!

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brutta ciao 29 Maggio 2023 - 10:16

Per inciso, la sCHlein era meglio restasse nella sua patria nativa, la Svizzera, almeno per imparare sulle questioni idrogeologiche ed altro (sulle quali onestamente la CH ha da insegnare, la Central Switzerland è un “pisciatoio” storico !), prima di calarsi in Italia a fare demagogia da quattro soldi, lasciando finire al massacro pure i suoi nuovi compagni, oggi non solo rosei e pasciuti, ma pure incazzati, di partito.
L’ Italia non può più permettersi di essere il rifugio dei poveri espulsi o peggio ancora ricchi incapaci, cinici di mezzo mondo. Pena il suo decoroso esistere. (Non parliamo d’ altro ché i tempi son quelli che sono).

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