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Forza Italia, un Pd che non ce l’ha fatta

by Stelio Fergola
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Berlusconi

Roma, 26 lug – Forza Italia come il Pd? È un’associazione che i più critici fanno da decenni, onestamente esagerando. Il quadro del partito fondato, poi dismesso e poi ri-fondato da Silvio Berlusconi è sicuramente più complesso. Ma in ogni caso, gli addii successivi alla caduta del governo Draghi aprono a una riflessione amara sull’argomento.

La “nuova” Forza Italia, un Pd che non ce l’ha fatta?

Quanto meno, si può azzardare una sintesi del genere per la “nuova” Forza Italia, quella rinata dalle ceneri del Pdl nel novembre del 2013. La “vecchia” Forza Italia, oltre ad avere numeri ben superiori e primo partito italiano per consenso, aveva una condotta più ambivalente, incerta, ma se non altro aveva mostrato delle visioni di dignità – specialmente in politica estera – sconosciute all’allegra (si fa per dire) combriccola del Nazareno. Dall’intesa di Pratica di Marre, alla politica di generale “ponte” tra Usa e Russia, alla valorizzazione delle relazioni con la Libia di Gheddafi. Come Pdl, teorico partito unico di centrodestra ma in pratica a guida “filosofica” forzista, c’è comunque da segnalare il coraggioso – ma fatale – strappo con l’Ue, che determinò l’ultima caduta di Berlusconi nel 2011.

La “nuova” Forza Italia ha sempre oscillato sul centrismo più becero, tanto sui temi di discussione “europea” che sull’immigrazione, tanto da assumere posizioni decisamente più moderate – e spesso “paracule” – rispetto alla Lega dello scorso decennio, anche nella fase di opposizione al governo gialloverde. Un Pd in miniatura su praticamente tutti i temi: economia, europeismo, e perfino sulle emergenze degli sbarchi.

Chi se ne va? Piddini mancati (con qualche eccezione)

Quasi tutti gli esuli – forse ad eccezione di Renato Brunetta, che ha una storia più complessa – potrebbero fare campagne elettorali a sinistra da decenni, ed è solo un caso che non si siano mai trovati nella condizione di farlo. Da Mara Carfagna, a Mariastella Gelmini, Anna Lisa Baroni, Andrea Cangini, Roberto Caon e Giusy Versace, riportati anche dall’ultimo riepilogo di Agenzia Nova. Alcune, sia chiaro, sono persone pure fin troppo scaltre e intelligenti (soprattutto la Carfagna, demonizzata ai tempi dei governi Berlusconi almeno quanto viene santificata adesso) . Il che però non garantisce purezza, coerenza o mancanza di ambiguità.

Ma la domanda è: Forza Italia si “purificherà” dopo queste partenze? Molto difficile. Il partito di Berlusconi sembra comunque avviato verso un ulteriore, lento declino. Troppo legato alla figura – obiettivamente imponente – del suo ormai vecchio e stanco fondatore per poter costruire una sua identità indipendente. Un declino che però – soprattutto considerate le megalomanie del Cavaliere – non può mai escludere qualche ritorno di fiamma sporadico. Che in questo complicato, contraddittorio e debolissimo centrodestra potrebbero sempre verificarsi. Chissà.

Stelio Fergola

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