Roma, 13 apr – Se il primo esemplare di Frecciarossa 1000, gioiello di tecnologia frutto della collaborazione tra la (fu) italiana AnsaldoBreda e la canadese Bombardier, è stato intitolato alla memoria di Pietro Mennea, una ragione doveva pur esserci. E non è la velocità – scontato – bensì l’essere in grado di battere ogni record, come quello sui 200 metri piani vergato nella storia dell’atletica.
Proprio come il figlio del vento pugliese, le Ferrovie tentano ora un’impresa mai provata: collegare Milano e Roma in poco più di due ore. Due ore e venti minuti, per la precisione. Operazione possibile grazie appunto ai Frecciarossa 1000, in servizio già da due anni sulla rete nazionale ma ancora non sfruttati al 100% delle loro capacità. Perché questi prodigi della tecnica, intercambiabili su tutte le strade ferrate europee e con una velocità massima omologata a 400 all’ora ma che scende a ‘soli’ 360 km/h per fini commerciali, stanno finalmente affrontando gli ultimi problemi burocratici per essere poi lanciati come dei missili sulle tratte Tav italiane.
“Entro fine anno sarà possibile andare da Roma a Milano in 2 ore e 20 minuti con Frecciarossa 1000”, ha annunciato l’amministratore delegato delle Ferrovie, Renato Mazzoncini, aggiungendo che “entro aprile saranno consegnati gli ultimi treni del modello superveloce” e che la società ha ottenuto di poterli spingere fino ai fatidici 350 km/h, compresa la tratta direttissima Firenze-Roma sulla quale il limite è ad oggi fissato a 100 km/h più in basso. L’obiettivo di medio termine è dare sempre più corpo allo slogan ‘metropolitana d’Italia’, scelta quanto mai azzeccata per le line ad alta velocità lungo la nostra penisola che ora si preparato a tentare l’intentato: assestare l’ennesimo e forse decisivo colpo al ponte aereo fra le due più grandi città italiane, un tempo redditizio appannaggio della sola Alitalia.
Nicola Mattei