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Giovanni Gentile è eterno: chi lo uccise si illuse del contrario

by Stelio Fergola
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Giovanni Gentile

Roma, 15 apr – Il 15 aprile del 1944 Giovanni Gentile fu barbaramente assassinato. È una banalità, ma a volte è necessario sottolinearla, visto che perfino in un momento in cui le istituzioni commemorano la figura di uno dei più grandi italiani vissuti su questo spesso davvero misero pianeta, c’è qualcuno che ancora tiene il freno a mano tirato o che – peggio ancora – non conosce la sua tragica fine. Inevitabile riferirsi a Poste Italiane, la quale da un lato celebra il filosofo e gli 80 anni dalla morte con un francobollo, dall’altro usa parole inappropriate allo scopo di non urtare troppo chi nello stesso periodo di tempo ci ha imposto cosa sia giusto, cosa sia sbagliato, quale sia il pensiero buono e quale quello cattivo. Come scimmie ammaestrate, ma forse anche peggio, vista la nostra natura di esseri umani senzienti ben oltre il comune livello animale.

Non solo un fascista

Giovanni Gentile non era semplicemente un fascista. Giovanni Gentile era un uomo. Di intelletto profondo, di umanità sconfinata, di visione infinita. Dell’Italia, degli italiani, del loro posto nel mondo. Dovrebbero tenerlo bene a mente tutti, perché in questo ricordo non si parlerà del suo immenso lascito culturale su cui si è giustamente scritto tantissimo e ancora si dovrà fare, ma di questo aspetto tralasciato o non sufficientemente enfatizzato. Perché quell’uomo, quello che venne trucidato in modo ignobile da un gruppo di persone che ebbe pure la faccia tosta di autodefinirsi “patriottico”, era di un’umanità sconosciuta a troppi mediocri con il brutto vizio di sentirsi migliori degli altri senza possedere una briciola di quella scintilla, di quel tocco divino che è sì in ognuno di noi ma che solo pochi lumi riescono davvero ad esprimere. Uno di questi lumi era Gentile. Troppo umano e profondo nel pensiero della vulgata idiota che racconta il fascismo come fenomeno criminale. D’altronde, non aver firmato il manifesto sulla razza qualcosa vuol dire. Specchio diretto di quell’umanesimo del lavoro che è forse il suo penultimo squillo, prima di quel Discorso agli italiani con cui, disperatamente ma romanticamente, dichiarava amore per questa povera Nazione.

Giovanni non è “scomparso”

No, Giovanni non è scomparso. A Giovanni è stata strappata la vita. Importante sottolinearlo, senza che lui avesse fatto mai male a una mosca. Abbassò ingenuamente quel finestrino dell’auto, Giovanni, pensando che degli studenti gli chiedessero udienza. Da lì la trivellata di colpi. E la fuga di chi può solo scappare come un cane dopo aver compiuto un atto così ignobile. Ma la morte fisica non ha portato a quella spirituale. Perché Giovanni è ancora con noi, è nostra ispirazione e nostra guida, e lo sarà per sempre. Solo gli uomini mediocri possono pensare di eliminare con sangue la portata di quelli più grandi. Pensare di poter “uccidere le sue idee”, come avrebbe detto un ben noto boia di cui per disprezzo non è neanche il caso di ripetere il nome, si è rivelato il più grande dei fallimenti.

Stelio Fergola

 

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