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Gli Usa e il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca del 1980: l’annuncio di Carter (Video)

by Alberto Celletti
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Usa Olimpiadi Mosca

Roma, 21 mar – La tensione internazionale era tornata alle stelle quando gli Usa boicottarono le Olimpiadi di Mosca del 1980. Un atto politico importante che fu annunciato qualche mese prima che si tenesse la manifestazione: era il 21 marzo 1980, la guerra fredda era agli apici della tensione, e il motivo era presto detto: contrastare l’invasione sovietica in Afghanistan iniziata nel dicembre del 1979, tre mesi prima.

Quando gli Usa boicottarono le Olimpiadi di Mosca

Allora il presidente statunitense era Jimmy Carter, peraltro “poco simpatico” alla visione di politica estera più intransigente nella politica statunitense, nel contesto di un mandato che si avviava verso una conclusione che venne poco apprezzata dalla generale opinione pubblica americana. Il mandato di Carter, infatti, fu scandito da una generale debolezza nei rapporti con i sovietici, soprattutto per quanto concerne la minore propensione alla corsa agli armamenti, considerata dai suoi oppositori un modo per favorire un’Unione Sovietica già percepita come “affatticata” sul fronte della competizione militare (uno dei motivi del successo di Ronald Reagan alle successive elezioni fu precipuamente questo: Carter stava “disarmando il Paese” secondo il futuro inquilino della Casa Bianca, il cuo slogan elettorale diventerà presidenziale ed è ben noto: “America is back”).

Comunque, il 20 gennaio del 1980, Carter aveva inviato un ultimatum a Mosca: se il Cremlino non avesse ritirato le truppe dall’Afghaninstan, gli Usa avrebbero boicottato le Olimpiadi. Così, dopo il prevedibile rifiuto sovietico, il presidente annunciò il 21 marzo dello stesso anno che gli Stati Uniti non avrebbero partecipato alla manifestazione, invitando anche alleati ed altre Nazioni a seguire lo stesso esempio.

“In questo momento non posso dire quali altre nazioni non parteciperanno, ma i nostri atleti non andranno. Lo dico in maniera inequivocabile: la decisione è stata presa. Il popolo americano crede che non dovremmo andare… il Congresso ha votato in maniera schiacciante, quasi all’unanimità, ed è una cosa molto rara, che non dobbiamo partecipare. E posso dire che molti dei nostri maggiori alleati, in particolare quei paesi democratici che credono nella libertà, non andranno”.

Il particolare è che l’annuncio di Carter fu fatto senza autorità: non era il presidente a dover decidere dell’eventuale assenza degli atleti americani, ma il Comitato olimpico statunitense (USOC). Il quale non concordava, inizialmente, con l’inquilino della Casa Bianca: l’idea era di battere Mosca “sul campo”, e quindi di vincere le gare. Successivamente, sposò in pieno la linea presidenziale.

Un boicottaggio non seguito da tutti

Sebbene le Olimpiadi di Mosca siano state quelle con il minor numero di partecipanti dai tempi di quelle di Melbourne del 1956  (appena 80 Paesi), a seguire gli Usa furono in 65: ovviamente una parte del blocco occidentale in cui figuravano la Germania Ovest e il Canada o il Giappone, ma anche una parte di Paesi arabi che stavano protestando contro la guerra sovietica a Kabul, o la Cina, interessata a scalzare il predominio di Mosca nel campo comunista. L’Italia non aderì e presentò regolarmente i suoi atleti all’Olimpiade. Ciò nonostante una formula che cercasse almeno in parte di sostenere l’iniziativa americana: a gareggiare furono solo gli atleti italiani che non appartenevano a squadre sportive militari. Inoltre, la bandiera che rappresentò gli stessi non fu il tricolore ma quella olimpica. Una decisione furba, specchio di una politica che faceva della sponda tra i due blocchi un’arma spesso vincente.

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