Roma, 16 giu – Ogni tanto vengono quei momenti di magia, quegli attimi in cui si tocca l’infinito e oltre. Momenti come quello del Pd che scambia il primo maggio per il primo aprile e ci regala quella perla storica di autodefinirsi il “partito del lavoro”. Stavolta la battuta, simpatica ma invero forse perfino offensiva, viene dal sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra, come pubblicato su Agenzia Nova. Chissà come mai questi tocchi d’incanto vengono quasi sempre dalla sinistra, quasi a ricordarci che, forse, il peggio esiste, nonostante il quadro non sia bello nemmeno altrove.
Il governo che tutela i deboli: barzelletta del mese o degli ultimi decenni?
In Italia ci sono quasi sei milioni di poveri. Un numero spropositato, cresciuto della metà solo nell’ultimo decennio. Se c’è una cosa che manca, in questo Paese, tra le tante, è proprio la tutela dei deboli. Schiacciata da tutto: il sistema cannibale che viviamo, la distruzione dell’industria statale, la fine delle tutele “a vita” che qualcuno ancora oggi ha pure il coraggio di criticare, una Sanità i cui tagli sono sempre peggiori, anno dopo anno, pur essendo una struttura ancora di dimensioni ragguardevoli. Con il cappio di Bruxelles sul collo, quello dei mercati che infierisce sullo stesso collo.
Per ripensare completamente la nostra società, dovremmo vivere in un contesto differente nelle basi. E la si pianti di definirle utopie. Erano basi tranquillamente esistenti fino a pochi decenni orsono. Niente di paradisiaco o impossibile. Che non contrastava con il mercato, con la libertà di iniziativa privata a qualsiasi livello, e perfino con la globalizzazione, che esisteva anche cinquant’anni fa, sebbene non nelle tonalità assolutamente folli di oggi. Il governo, in compenso, è in vena di battute. Amare, ma pur sempre battute. Lo scenario della povertà in Italia è “preoccupante e drammatico”. E allora arriva il governo a parlare di tutela dei più deboli, di chi è in “maggiore difficoltà”. Di migliorare le retribuzioni con i salari minimi (E che livello? E soprattutto, con quali costi per chi dà lavoro e deve preoccuparsi anch’egli di non fallire? Con quali abbattimenti seri della pressione fiscale per tutti?)
Il dramma della povertà e le parole vuote della Guerra
La povertà, secondo la Guerra, “acuisce le disuguaglianze perché colpisce soprattutto i panieri di spesa delle famiglie a minor reddito. Come mostra uno studio dell’Upb, i bonus sociali, gli interventi sulle bollette e il contributo dei 200 euro, hanno permesso nell’ultimo anno di azzerare gli effetti dell’inflazione sul 10 per cento di famiglie più povere e di contenerli per le altre. Bisogna concentrare tutti gli sforzi verso chi è in maggiore difficoltà, i nuclei meno abbienti le imprese più colpite dall’aumento dei prezzi, altrimenti spenderemo male i soldi”.
Basterebbe solo il grassettato per irridere e per lanciare qualche pomodoro di disapprovazione, per essere buoni. Osservare quanto queste – come sempre – resteranno parole. Non si tratta di una previsione, ma della constatazione dell’impossibilità di intervenire nel modo favolistico in cui ciarla l’esponente di Leu (e ora di Articolo Uno), per ragioni sia strutturali che contestuali. È tutto ciò che ci rimane. Per mantenere, almeno un pochino, il senso dell’ironia di cui abbiamo bisogno.
Stelio Fergola