Roma, 16 giu – Omicron, variante Covid dalla uno alla cinque, provoca sempre allarme. Nonostante dati e numeri abbiano sempre detto diversamente fino ad oggi. Ora, sull’ultima versione – manco fosse l’aggiornamento di un sistema operativo – si esprime Guido Rasi, professore di Microbiologia dell’Università Tor Vergata di Roma.
“Omicron 5 può essere un problema serio”
Rasi, ospite di Adnkronos Live, la spara, tanto per cambiare, drammatrica: “Omicron 5 è un problema serio per l’Italia”. L’ex consulente del Commissario all’emergenza Covid-19 il generale Francesco Figliuolo, sembra rilanciare i toni che abbiamo vissuto per due anni, facendo da eco al governo stesso. La dichiarazione completa è abbastanza eloquente: “Siamo in quella che definirei una fase matura della pandemia in cui il virus ancora gira in maniera importante e non si può fare una reale previsione dell’evoluzione. Abbiamo un problema: nessun virus ha avuto l’opportunità di girare per il mondo a questa velocità. Quindi, qualsiasi variante si manifesti in una parte del mondo in poche settimane ha la possibilità di diffondersi. E questo non era mai successo. Omicron 5 è un problema serio per l’Italia perché a questi numeri anche una malattia che sembra essere un po’ più leggera delle precedenti può creare un problema: la gente sta male quattro giorni, ma se capita ad un equipaggio di un aereo o in un ufficio le attività si bloccano”. Infine: “A questo punto forse è meglio d’estate se è una forma così leggera, potrebbe creare meno danni per alcuni. Ma ogni previsione a medio termine si è rilevata inattendibile, ogni decisione che si è tentata di prendere oltre le 8 settimane ha avuto poca fortuna”.
Quando diremo basta?
Sembra una di quelle classiche situazioni da “fine pandemia mai”, a cui ormai ci siamo abituati. Allarmi sempre, ovunque, per qualsiasi naturalissima variante al virus, a prescindere dai dati sulla letalità e insistendo sempre come muli impazziti su quella dei “positivi”, ovvero soggetti che non significano, sostanzialmente, quasi mai nulla in termini di malattia.
Alberto Celletti
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