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Guerra agli embrioni: così a Gaza City si distrugge il futuro

by Sergio Filacchioni
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Gaza

Roma, 18 apr – A Gaza non muoiono solo i civili: a dicembre infatti una granata ha colpito la più grande clinica di fertilità di Gaza City. Sono più di 5mila gli embrioni e campioni di sperma e ovuli non fecondati ad essere andati persi nell’esplosione che ha fatto saltare i coperchi di cinque serbatoi di azoto liquido conservati nell’unità di embriologia. 

A Gaza muoiono anche i non nati

A rendere nota la notizia è Reuters, agenzia di stampa alla quale è stato possibile visionare i danni e le conseguenze dell’esplosione: l’accaduto si è verificato al centro Ivf Al Basma di Gaza City e dimostra come la demografia sia ormai un fattore determinante. Secondo l’ufficio palestinese di statistica, il tasso di natalità della zona è pari a 3,38 nati per donna. Centinaia di coppie palestinesi si sono rivolte a Bahaeldeen Ghalayini, ostetrico e ginecologo formatosi a Cambridge che ha fondato la clinica nel 1997. “Sappiamo profondamente cosa hanno significato queste 5000 vite, o potenziali, andate in fumo, per i genitori, sia per il futuro che per il passato – ha affermato Bahaeldeen Ghalayini -. Il mio cuore è diviso in un milione di pezzi”. Secondo le stime, almeno la metà delle coppie che si erano rivolte alla clinica hanno visto sfumata la possibilità futura di avere figli. Nonostante il tasso di povertà di Gaza, le coppie a rischio di infertilità perseguono la fecondazione in vitro, alcune vendendo persino “televisori e gioielli per pagare le tasse”, ha detto Ghalayini. Nove cliniche a Gaza eseguono la fecondazione in vitro. Gli ovuli fecondati, cioè gli embrioni, vengono congelati fino al momento ottimale per il trasferimento nell’utero della donna. La maggior parte degli embrioni congelati a Gaza erano conservati nel centro di Al Basma. “Tutte queste vite sono state uccise o portate via: 5.000 potenziali vite, con una sola granata”, ha detto Ghalayini. Negli scorsi giorni, il laboratorio di embriologia era ancora disseminato di schegge e mura rotte, forniture di laboratorio esplose e, tra le macerie, appunto, i serbatoi di azoto liquido. Secondo un giornalista incaricato dalla Reuters di ispezionare il sito, i coperchi erano aperti e, ancora visibile sul fondo di uno dei serbatoi, un cestino pieno di minuscole cannucce codificate contenenti gli embrioni microscopici ormai dispersi”. Un duro colpo che non risparmia nemmeno i non nati e che attacca al cuore la vitalità di un popolo.

Sergio Filacchioni

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