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“Hanno ucciso come i nazisti”, lo sfogo di Putin punta il dito sull’Ucraina

by Sergio Filacchioni
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Roma, 23 mar – “Individueremo e puniremo chiunque sia dietro questo atto terroristico sanguinoso e barbaro verso il nostro popolo”, sono state queste le prime parole di Vladimir Putin dopo la strage al Crocus City Hall di Mosca, che stando agli ultimi aggiornamenti ha causato 136 morti e centinaia di feriti.

Putin punta il dito sull’Ucraina

All’indomani dell’attentato, rivendicato dall’Isis, il presidente russo si è rivolto alla nazione in un discorso televisivo: “Al momento, questo è ciò che possiamo dire: tutti e quattro gli autori dell’atto terroristico sono stati trovati e arrestati. Stavano provando a scappare e a dirigersi verso l’Ucraina, dove, stando a informazioni preliminari, le autorità avevano preparato una finestra per permettergli di attraversare il confine”, ha spiegato il leader del Cremlino. In effetti dove sarebbero dovuti scappare, in Bielorussia o magari dall’altra parte, in Cina? In ogni caso l’accusa nemmeno troppo velata è chiara: Putin accusa l’Ucraina di collaborazione con gli attentatori senza nemmeno aver finito la conta dei danni.

Hanno ucciso come nazisti

Il presidente russo ha quindi accusato i responsabili della strage al Crocus City Hall di aver ucciso indiscriminatamente i cittadini russi “come facevano i nazisti”, nella sua solita invettiva che vede nazisti in tutti i nemici della Russia. L’unica cosa certa è che per gli islamisti Mosca è “affare loro”: con tre milioni e mezzo di musulmani che rappresentano il 28% dell’intera popolazione essa supera le percentuali della piccola Bruxelles (25,5%) e doppia Parigi e hinterland che assomma la stessa popolazione moscovita ma conta un milione e settecentomila unità. Ovvero la metà di Mosca tanto in numeri che in percentuale. Inoltre gli avvisi delle ambasciate, compresa quella italiana sono sembrati cadere nel vuoto, tradendoo un buco nella sicurezza nazionale che getta non poche ombre sulla gestione di questa crisi da parte della Fsb. Insomma, bisogna aspettare per avere già le “verità” in mano: sennò si potrebbe fare la fine di Colin Powell, con la fiala di antracite stretta tra le dita.

Sergio Filacchioni

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