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I baltici che non si arresero all'invasione sovietica: i Fratelli della Foresta

by La Redazione
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Roma, 13 mag – Nei Paesi Baltici, la conquista sovietica sopraggiunta dopo la seconda guerra mondiale faticò a cristallizzarsi grazie all’attività di un eterogeneo gruppo di combattenti nazionalisti noto come i “Fratelli della Foresta”. Le schiere di tale gruppo erano infatti composte non solo da reduci dalle unità baltiche formate in seno alle Waffen SS[1], ma anche da ex partigiani anti-tedeschi e anti-russi.
Dopo il termine del secondo conflitto mondiale, un numero di circa 50mila uomini e donne si dispersero nelle vaste foreste baltiche, senza deporre le armi. I Fratelli della Foresta – con caratteristiche simili nei tre paesi baltici – operavano secondo le tecniche della guerra asimmetrica, in particolare attraverso imboscate, sabotaggi, assassinio di attivisti e funzionari comunisti locali, liberazione di prigionieri e pubblicazione di stampa clandestina.
In Estonia, la guerriglia post bellica era condotta in particolare dagli uomini del carismatico colonnello Alfons Rebane, uno dei militari estoni maggiormente decorati nel secondo conflitto mondiale. Durante l’occupazione tedesca, comandò il 44° reggimento della 20esima Divisione SS, i cui uomini erano stati soprannominati “i volpacchiotti” (in estone Rebane significa appunto “Volpe”). Al fine di prolungare la guerriglia contro l’invasore sovietico, nel 1947 Rebane prese contatti con l’Intelligence britannica, con la quale collaborò fino al 1961. Molti dei Fratelli della Foresta estoni catturati dai sovietici, furono condotti nella temibile fortezza-prigione di Patarei, a Tallinn.
In Lettonia, operavano invece diversi reduci della 19esima Freiwilligen Pz. Gren. Div. “Latvia”, originariamente formata nel 1944 da volontari lettoni e tedeschi provenienti dalle forze di sicurezza anti-partigiane (Schutzmanbataillonen). Molti di loro, avevano servito durante la seconda guerra mondiale agli ordini del colonnello Voldemārs Veiss, ufficiale lettone insignito della Croce di Cavaliere, perito in combattimento alla testa dei suoi uomini nel 1944.
In Lituania, molti dei Fratelli della Foresta provenivano dai battaglioni di SS Polizei costituiti sotto la direzione del generale Petras Kubiliūnas. Questo ufficiale lituano, già arrestato e torturato (gli furono strappate le unghie) dai sovietici durante la prima occupazione del paese, era riuscito ad evadere e avrebbe ricoperto importanti cariche durante l’occupazione tedesca della Lituania (1941-1944). Al termine del conflitto fu sequestrato da agenti sovietici in territorio tedesco e successivamente processato e giustiziato a Mosca (1946).
I funzionari sovietici del N.K.V.D. (Commissariato del popolo per gli affari interni) dovettero intraprendere una massiccia campagna di repressione per soffocare le azioni di guerriglia effettuate dai Fratelli della Foresta, che rimasero in attività per anni.
Nei primi anni cinquanta, la maggioranza dei Fratelli della Foresta era già stati annientata o catturata, anche a causa dell’infiltrazione nei gruppi di servizi di sicurezza sovietici. L’ultimo combattente ad “arrendersi” fu Jānis Pīnups, che il 9 maggio 1995 – 50 anni e 2 giorni dalla resa tedesca nella seconda guerra mondiale – si “costituì” al commissariato di Pelēči (Lettonia), per informare gli agenti della fine della sua guerra.
Edoardo Fiorani
[1] F. Duprat, Storia delle SS, Edizioni Ritter, Milano, 1998.

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