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Il Black lives matter conquista gli Oscar: ecco le “quote etniche” per il titolo di Miglior Film

by Cristina Gauri
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Los Angeles, 9 set – Era inevitabile che il ricatto-psicosi Black lives matter avrebbe finito per fagocitarsi anche i premi Oscar, che già nelle passate edizioni avevano dato prova di essere sulla buona strada in quanto ad inchini al politicamente corretto. Con la morte di George Floyd e le proteste che stanno insanguinando le città degli Usa, gli antirazzisti hanno ora il coltello dalla parte del manico: l’Ampas (Academy of motion picture arts and sciences) ha quindi diramato le nuove linee guida per quel che riguarda la selezione nella categoria di «Miglior film». Sostanzialmente, per poter competere nella categoria piùambita, a partire dall’edizione del 2021 ogni film dovrà soddisfare almeno due di 4 standard riconducibili a quote rosa, nere, e arcobaleno.

Standard A: Rappresentazione su schermo, temi e narrativa. Per raggiungere lo Standard A, il film deve soddisfare almeno uno dei seguenti sottocriteri: 1) Almeno uno degli attori principali o attori di supporto significativi deve provenire da un gruppo etnico o razziale sottorappresentato. Cioè asiatico, ispanico o latino-americano, nero o afroamericano, indigeno, nativo americano, nativo dell’Alaska, Mediorientale, nordafricano, nativo hawaiano o altro isolano del Pacifico, o altra razza o etnia sottorappresentata. 2) Almeno il 30% di tutti gli attori in ruoli secondari e più secondari deve provenire da almeno due dei seguenti gruppi sottorappresentati: donne, gruppo etnico o razziale (le razze non esistono solo qualora si decidesse di dare ad afroamericani dei ruoli di personaggi storicamente bianchi), Lgbt, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sorde o ipoudenti. 3) La trama principale, il tema o la narrazione del film devono essere incentrati su un gruppo sottorappresentato. (vedi punto 2)

Standard B: Leadership Creativa e Team di Progetto. Per raggiungere lo Standard B, il film deve soddisfare almeno uno dei seguenti sottocriteri: 1) Leadership creativa e capi dipartimento. Almeno due delle seguenti posizioni di leadership creativa e capi dipartimento – direttore del casting, direttore della fotografia, compositore, costumista, regista, montatore, parrucchiere, truccatore, produttore, scenografo, scenografo, suono, supervisore VFX, scrittore – provengono dal seguenti gruppi sottorappresentati: donne, gruppo etnico o razziale, Lgbt, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sorde o ipoudenti. Almeno una di queste posizioni deve appartenere gruppi razziali o etnici sottorappresentati. 2) Almeno sei altri membri della troupe-squadra e posizioni tecniche (esclusi gli assistenti alla produzione) devono provenire da solito gruppo razziale o etnico sottorappresentato. 3) Composizione complessiva della troupe. Almeno il 30% della troupe del film proviene dai seguenti gruppi sottorappresentati: donne, gruppo etnico o razziale, Lgbt, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sorde o ipoudenti.

Standard C: Accesso al settore e Opportunità. Ecco i sottocriteri per raggiungere lo standard. 1) Apprendistato retribuito e opportunità di stage. La società di distribuzione o finanziamento del film deve pagare apprendistati o stage che provengono dai seguenti gruppi sottorappresentati e soddisfano i criteri seguenti: donne, gruppo etnico o razziale, Lgbt, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sorde o ipoudenti. 2) Opportunità di formazione e sviluppo delle competenze (Crew) per donne, gruppo etnico o razziale, Lgbt, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sorde o ipoudenti.i

Standard D: Sviluppo del Pubblico. Rappresentanza in marketing, pubblicità e distribuzione per donne, gruppo etnico o razziale, Lgbt, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sorde o ipoudenti.

Insomma: le produzioni dei film più blasonati farebbero bene ad armarsi di calcolatrice e libro di algebra se vogliono nutrire qualche speranza di gareggiare come miglior film.

Cristina Gauri

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jason17 9 Settembre 2020 - 5:43

Ultimamente ho veduto 1917 e, successivamente il remake di Midway. Nel primo, di produzione britannica, hanno infilato neri sparsi in una moltitudine di riprese, non proferiscono parola, però mi è sembrato patetico mettere tra le truppe inglesi, durante la prima guerra mondiale, un numero così alto di negroidi. Il secondo, Midway, è stato prodotto con capitali cinesi, visto che a Hollywood nessuno voleva finanziarlo, risultato: non c’è un nero in nessuna ripresa. D’altronde, nella prima guerra mondiale come nella seconda, il numero dei neri era irrilevante se non inesistente. Conclusione: gli asiatici delle quote obbligatorie se ne sbattono! Da notare che uno degli interpreti principali è Luke Evans, noto omosessuale, però nella pellicola non c’è traccia d’indottrinamento LGBT. Insomma, i cinesi sono la prova che si può fare un film senza piegarsi ai dettami del politicamente corretto, pazienza se poi non si vincono premi, l’importante è che le persone guardino il prodotto e, se continueranno così, presto le Major si dovranno rendere conto che la loro impostazione è controproducente. Per quanto mi riguarda, ho deciso di boicottare ogni pellicola che promuove le tematiche ascritte nel vostro articolo, spero che mi seguano in molti.

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Razzismo? La lotta alle discriminazioni è un affare | Il Primato Nazionale 13 Settembre 2020 - 12:18

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