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Il “complesso del gigante”: cos’è e come distrugge (da sempre) la Nazione italiana

by Stelio Fergola
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complesso gigante Italia

Roma, 4 ott – Spesso i fatti sociali e nazionali producono da sé le definizioni che potrebbero descriverle meglio. Il “complesso del gigante” risponde esattamente a questa dinamica. Un fenomeno inquadrabile in una serie di atteggiamenti (inizialmente di riflessione intellettuale, prima di diventare di massa) che generano (e hanno sempre generato) l’unico risultato utile di una paralisi, tendente alla sottomissione o quel che è peggio la ricerca costante del cosiddetto “vincolo esterno”. Ma cos’è, concretamente, il complesso del gigante?

Il complesso del gigante e i suoi danni alla storia italiana

Il complesso del gigante è una forma di depressione di massa, ma al tempo stesso è anche un pretesto per liquidare, per annullare progetti futuri, addirittura per spingere a non desiderarli, a rinunciare in partenza in quanto suscettibile di considerare irraggiungibile o inutile qualsiasi cosa. Nella storia italiana unitaria ne abbiamo contezza dal secondo dopoguerra, in svariate forme di espressione, mentre ne abbiamo tracce estremamente limitate per quanto concerne i 65 anni di Stato unitario precedenti. Dal 1945 il fenomeno è esploso, diventando una vera e propria ossessione collettiva ogni volta che si parla di storia ma anche di politiche attuali.

Il complesso del gigante spinge addirittura a negare la Nazione italiana (spesso per vie traverse) o a sostenere che fossimo più forti divisi che uniti, mentre non è evidentemente così, perché chi crede che uno solo qualsiasi degli Stati preunitari avrebbe potuto presenziare ai congressi europei della seconda metà dell’Ottocento con lo stesso peso politico dell’Italia unita vive semplicemente in una dimensione parallela che non ha alcuna attinenza con la realtà. In questo caso, il complesso del gigante si estrinseca paragonandosi rigorosamente alle potenze mondiali superiori all’Italia, di cui alcune, peraltro, irraggiungibili per tutti, alla seconda metà del XIX secolo (ovviamente, ci riferiamo della Gran Bretagna).

Guardare a ciò che non si è per non sviluppare mai ciò che si può essere, ovviamente ignorando il fatto che il 95% del pianeta allora conosciuto contasse comunque di meno del nuovo Stato con Roma capitale. A volte, il complesso del gigante inventa potenze superiori all’Italia: si pensi a cosa racconta Alessandro Barbero quando narra gli eventi della prima guerra mondiale: Italia aggiunta tra le principali potenze “per cortesia” (e con qualche risata a corredo), salvo poi elencare quali “potenze superiori”, oltre alle “classiche” Inghilterra, Francia, Austria e Germania, perfino la Russia. Il che non ha alcuna attinenza – di nuovo – con la realtà, visto che la Russia era un impero decadente da decenni (e lo dimostravano tutti i confronti militari in cui veniva costantemente sconfitta) e non riusciva a svilupparsi industrialmente, mentre l’Italia, pur con i suoi limiti, nello stesso periodo stava generando un lento sviluppo industriale imparagonabile, che nel primo conflitto mondiale avrebbe mostrato i suoi frutti. Insomma, se non era una grande potenza l’Italia, non poteva esserlo a maggior ragione la Russia. Particolare curioso: quando Barbero cita i numeri della produzione d’acciaio di tutte le potenze (inclusa l’Italia “aggiunta per cortesia”), esclude da un’analisi proprio l’impero zarista. Insomma, Italia aggiunta alle potenze per cortesia sganasciandosi, Russia per diritto divino, a quanto pare (e senza numeri e dati).

Il complesso del gigante è anche uno strumento utilissimo per “appiattire” la critica all’Italia odierna, di fatto schiava e non sovrana. Dal momento che non essere mai stati al livello delle primissime potenze mondiali significa – non si capisce come – “non abbiamo mai contato nullla”, a che pro lamentarsi della perdita di indipendenza in corso dal 1943 in poi? Con il complesso del gigante, ci si inventa in scioltezza il fatto non averla mai avuta, quella indipendenza, di conseguenza si possono eliminare le ragioni per lamentarsene, ed eventualmente lottare per riprendersela. Insomma, il complesso del gigante è anche un jolly, utile per ogni paralisi collettiva.

La distruzione del presente e del futuro

Il complesso del gigante è lo stesso atteggiamento culturale che ha ostacolato l’opera di uomini come Enrico Mattei o Adriano Olivetti. “Non abbiamo la forza per competere nel campo del petrolio con gli americani”, diceva Indro Montanelli, punzecchiando il presidente dell’Eni. Senza minimamente ragionare sul fatto che, banalmente, possedere l’Eni stessa sia decisamente meglio che non possederla. Come puntare sempre al massimo sia sempre meglio che affidarsi costantemente alle visioni o alle potenze esogene. Ma se non possiamo essere potenti come gli Stati Uniti nel campo del petrolio, perché provare a raggiungerne una massima espansione? Tanto vale non avere alcun ruolo: insomma, meglio lo zero che qualcosa.

Nel presente, il complesso del gigante rispolvera il passato “non siamo mai stati la Gran Bretagna” (che tradotto in anti-italiano diventava magicamente “non abbiamo mai contato nulla”, o addirittura “non siamo mai stati indipendenti” ignorando il mai troppo poco citato restante 95% del globo) in una nuova versione “non possiamo essere gli Stati Uniti, la Cina o la Russia”. Qual è la soluzione, di conseguenza? Più Europa. Come, non è ben dato saperlo, visto che l’Europa come potenza politica non è mai esistita. Non è mai esistita neanche nel Sacro Romano Impero, l’ultimo tentativo reale, se non in una fase estremamente personalistica che ha corrisposto al regno di Carlo Magno. Si può sperare in un’ Europa? Certamente, ma con la consapevolezza che non si parla di niente di concretamente esistito, il che, di fatto, la mette sullo stesso piano dell’utopia comunista.

Con il complesso del gigante si ignora che l’Italia pre-Maastricht contasse molto di più (sia economicamente che geopoliticamente, nonostante una poltica di potenza continuamente ostacolata dalla cultura anti-italiana)  dell’Italia ingabbiata nell’Ue. Come, del resto, tutti gli Stati membri. Contava quanto gli Stati Uniti d’America o l’Unione Sovietica? Ovviamente no. Ma un bel “sticazzi” ce lo vogliamo mettere?

Il complesso del gigante, infine, è un ottimo strumento per rinunciare alla lotta per la resurrezione di questa Nazione. “Più Europa” significa scavalcare senza mezzi termini il problema italiano, la consapevolezza oggi inesistente o repressa del suo popolo. Significa mandare in un contesto internazionale qualsiasi, europeo o di altro genere che sia, una Nazione che in queste condizioni non potrà mai perseguire realmente i suoi interessi ma solo sottomettersi a quelli degli altri. Significa creare le premesse per lamentarsi in modo del tutto sterile della prossima figuraccia del presidente del Consiglio di turno nei consessi europei senza minimamente agire sulle ragioni che producono quella possibile figuraccia. Significa in buona sostanza rinunciare alla questione italiana, senza dirlo. Oppure essere tremendamente ingenui.

Riassumendo, il complesso del gigante infanga il Risorgimento e i primi 65 anni di Unità, svilisce la cultura nazionale italiana passata, e nel presente impedisce di sviluppare la propria dimensione massima o di colvitare ambizioni. Un vero jolly per l’eutanasia nazionale, valido per tutte le epoche, oltre che per tutte le paralisi.

Stelio Fergola

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