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Il David di Donatello femminista e immigrazionista: vogliono imporci cosa pensare

by Stelio Fergola
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David Donatello

Roma, 4 apr – Qualcuno ogni tanto delira dicendo che “il politicamente corretto non esiste”. Per carità, si tratta di una barzelletta utile alle risate  degli svegli e alla tonteria degli assimilati, quindi vale per quello che è. In ogni caso, la pioggia di candidature che ai prossimi David di Donatello è arrivata per i film C’è ancora domani di Paola Cortellesi e Io capitano di Matteo Garrone non può lasciare indifferenti. Soprattutto alla voce che interessa di più l’Italia attuale: quella della propaganda liberal progressita. O politicamente corretta. O woke. Perché è facile mettere tutto in quello che è un calderone unico.

David di Donatello, pioggia di liberal-progressismo a basso costo

Insomma, qua si deve vincere ad ogni costo. Indipendentemente dalla qualità delle pellicole che non è mia intenzione mettermi a discutere, anche perché non è il punto della questione. Che invece si concentra sulla libertà di pensiero, sulla dignità di esistere sia in quanto maschi che in quanto bianchi e italiani. Perché i due film sopraticati sono manifesti ideologici ben definiti.

Senza negare o sottovalutare assolutamente i problemi e i drammi che sono esistiti nelle famiglie del passato e che possono esistere anche nel presente (le quali meritano rispetto e non certamente una propaganda tanto misera la quale, vi assicuro, è poco interessata a chi soffre davvero), è insopportabile come il film della Cortellesi venga utilizzato dalla stessa autrice per criminalizzare il maschio odierno, “da educare” a prescindere come se fosse una bestia, grazie a quattro disgraziati che fanno notizia alcune decine di volte ogni anno, consentendo all’ultrafemminismo odierno di procedere a vele spiegate nella stigmatizzazione di un intero genere. Non serve aggiungere quanto l’immigrazionismo segua la medesima direttrice, quella dell’accoglienza ad ogni costo, con il solito ricatto morale a seguire: se non accogli sei un insensibile, un disumano, un poveraccio. Le solite tristissime banalità.

Immaginate cosa accadrà dopo le premiazioni. Perché le premiazioni avverranno, sono talmente scontate che non è necessario neanche prevederle. C’è ancora domani ha stabilito addirittura il record di candidature nella storia dei David di Donatello, ben 19. Io capitano “solo” 15. Ma insomma, che “si vinca” è ovvio come lo scudetto dell’Inter quest’anno. Si “deve” vincere. Per continuare a imporci cosa pensare.

Decidono tutto

Questi signori decidono tutto. Cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Quale genere sessuale sia da criminalizzare a prescindere, quale etnico da santificare. Chi può essere tutelato come razza o etnia o chi non abbia neanche la possibilità di allarmarsi per la propria estinzione. Decidono quando siete per bene e quando siete per male, quanto dobbiate essere marginalizzati ogni qualvolta commettiate il grande peccato di elaborare un pensiero anche solo minimamente discontinuo. Siete obbligati a dover pensare – meglio se adeguatamente convinti – che le donne di oggi siano distrutte costantemente dagli uomini, dovete assolutamente ritenere che sia giusto accogliere milioni di clandestini, e no, non avete alcun diritto di ritenere che gli italiani si stiano estinguendo, perché tanto sono italiani, bianchi, anzi no, visto che neanche quello ha un valore. C’è un motivo per cui, da anni, li chiamo in un modo metaforico ma a mio parere efficace: “il Feudo”.

Stelio Fergola

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