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Il figlio del secolo, la lezione di Mughini a Marinelli

by La Redazione
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Roma, 15 gen – Il figlio del secolo continua a far discutere. L’ultima – se vogliamo pure divertente – diatriba sulla serie trasmessa in questi giorni da Sky vede protagonisti il pungente opinionista Giampiero Mughini e Luca Marinelli, l’attore che sul set ha interpretato Benito Mussolini. 

La “devastante” esperienza

Per chi si fosse perso il prologo: nei giorni scorsi il quarantenne romano – che nel 2021 incarnò la figura di Diabolik – si è lasciato andare a un (patetico) sfogo durante la presentazione alla stampa di M. “Da antifascista quale sono, sospendere il giudizio per dieci ore al giorno per sette mesi è stato devastante dal punto di vista umano”. 

Così, come se non bastasse questo tormento esistenziale – probabilmente lenito all’accredito del compenso – il volto televisivo del Duce scuratiano ha raccontato che per interpretare lo stesso statista romagnolo ha passato grane pure nel focolare di casa. “Ci sono stati problemi. Il primo è che mi sento profondamente antifascista, vengo da una famiglia antifascista. Mia nonna all’inizio di ogni anno mi fa un regalo, io ricevo sempre la tessera dell’Anpi”. 

Mughini asfalta Marinelli

De gustibus non disputandum, ovviamente. Ma una tessera della famosa associazione combattentistica (vabbè, si fa per dire) non si augura nemmeno al peggior nemico. E se possiamo permetterci, al reducismo fuori tempo massimo preferiamo ancora le nonne che piuttosto investono quella ventina di euro per far ‘comperare il gelato’ ai nipotini più o meno cresciuti.

Battute a parte, come dicevamo, è intervenuto sulla questione – con una lettera a Dagospia – il buon Mughini: “sono rimasto allibito a leggere le dichiarazioni di un (peraltro ottimo) attore quale Luca Marinelli”. L’intellettuale catanese continua spiegando che a ragionare in questa maniera “non ci sarebbe stata la storia del cinema né del teatro”. A furia di escludere la complessità non rimarrebbero che film sui “francescani scalzi”.

Autoproclamati paladini del bene contro assolute incarnazioni del male? “Non è detto a priori che un romanzo che abbia a personaggio centrale Piero Gobetti sia migliore di uno che abbia a personaggio centrale il Duce” continua Mughini. Anche perché “se Mussolini fosse stato un francescano scalzo, uno scrittore come Scurati non avrebbe trascorso dodici anni della sua vita a cercare di ricostruire il mosaico umano di cui Mussolini era fatto”. 

Eroi e mascalzoni

Conclude l’occhiale più stravagante della televisione italiana: “Non è che nella mia vita di francescani scalzi ne abbia incontrati tanti. E comunque non è che avrei provato per loro un sommo interesse. Laddove provo un sommo interesse per i personaggi reali, e più contraddittori sono più mi interessano. Eroi e mascalzoni assieme, la vita ne è piena. È questa la gran parte dell’umanità che ci circonda e con la quale abbiamo a che fare giorno per giorno”. 

In questo scontro tutto interno alla sinistra italiana Mughini, insomma, ha asfaltato Marinelli. Non è un caso che il primo faccia parte di quella sempre più ristretta cerchia che non ha paura del dialogo con l’avversario politico. Nel 2009 ha animato una delicatissima conferenza a CasaPound. Appena un lustro fa si è espresso favorevolmente all’intitolazione di una via ai ragazzi di Acca Larenzia. Il secondo, dal canto suo, continua a farneticare: “Trump come il Duce? Sono totalmente d’accordo”.

Cesare Ordelaffi

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