Roma, 28 mag – Il governo guidato da Mario Draghi vive ormai da mesi una fase agonizzante, determinata dalle profonde divergenze tra le forze politiche al suo interno, dagli strascichi relativi all’elezione del Capo dello Stato e, soprattutto, dalle distanze di veduta sulla guerra in Ucraina ed i provvedimenti in ambito fiscale ed economico da attuare o scongiurare fino al termine naturale della legislatura.
Governo Draghi, il punto della situazione
Abbiamo spesso discusso su queste colonne della necessità, ancor più in un momento storico complesso e delicato come quello attuale, di poter giovarsi di un esecutivo frutto della coesione politica e della rappresentanza popolare, piuttosto che degli accordi tra partiti e parlamentari intenti esclusivamente ad evitare uno scioglimento anticipato delle Camere ed il ritorno alle urne. Pertanto, non intendiamo adesso ripetere e riproporre le consuete motivazioni delle nostre critiche all’esecutivo attuale.
Quel che spinge ad osservare aspetti nuovi quanto negativi che testimoniano le difficoltà insuperabili da parte del governo è il clima di rassegnazione proveniente anche dai suoi primi sostenitori. Ad esempio, il noto economista Carlo Cottarelli, una sorta di padre politico della maggioranza, ha di recente parlato del governo italiano come di una “tela logorata” impantanatasi nelle divergenze tra le forze politiche che rendono impossibile l’affronto delle sfide istituzionali attuali. Una figura come quella di Cottarelli fu promotrice dell’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi ben prima della caduta del Conte-bis. All’epoca la possibilità di nominare Mr. BCE alla guida di un governo tecnico era dai più considerata la panacea di tutti i mali della nazione italiana.
Un bilancio davvero negativo
Eppure, il quasi anno e mezzo di lavoro governativo ha nettamente deluso le attese, ricacciando l’Italia in una ovvia e comprensibile logica da campagna elettorale perpetua. Infatti, è scontato dover attendersi una lotta aspra tra partiti costretti a discutere argomenti in aperta contraddizione con i propri programmi elettorali. Anche in ragione di ciò, sarebbe auspicabile assistere alla fine anticipata di questa sciagurata legislatura e poter eleggere in autunno un governo frutto della piena volontà degli italiani. Ambizione che, purtroppo, rischia di essere disattesa dalla volontà di proseguire l’attuale agonia istituzionale.
Tommaso Alessandro De Filippo