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Il Grifone e l’assolo di violini: Genoa, è ancora Serie A

by Marco Battistini
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Genoa ritorno in Serie A

Roma, 7 mag – Dolce come un assolo di violino, potente quanto il mitologico grifone. Ecco riassunto in undici – e parlando di calcio, non poteva essere altrimenti – parole il percorso del Genoa targato Alberto Gilardino. Quattordici vittorie, sei pareggi e una sola sconfitta valgono il ritorno in Serie A dopo una sola stagione cadetta. Mai era successo in casa rossoblu nel dopoguerra: l’unico precedente in tal senso rimane quello del 1935. Ma torniamo ai giorni nostri.

Traghettatore a chi?

No, non abbiamo sbagliato il conteggio delle partite. L’ex attaccante azzurro, che da giocatore era solito esultare “suonando” l’artigianale strumento, è infatti subentrato sulla panchina del Vecchio Balordo solamente alla sedicesima giornata. E dire che in attesa di un nuovo allenatore sotto l’albero, l’allora tecnico della Primavera era stato scelto per essere un temporaneo traghettatore. Ma tra il benservito al dimenticatissimo Blessin (ovvero alle sue indigeste idee di pallone) e l’arrivo di una guida con cui programmare il futuro, si sono fatti spazio i risultati di Alberto da Biella. Dieci punti su dodici disponibili prima della fine dell’anno solare – comprensivi degli scalpi di Frosinone e Bari – per far sorgere un dubbio a Zangrillo e soci: e se fosse proprio Gilardino il profilo giusto?

Una cura ricostituente

Col senno di poi troppo facile rispondere affermativamente. C’è da dire che sono almeno tre i meriti del tecnico genoano e della sua cura ricostituente. In primis il fatto di aver capito che, rispetto all’ultimo periodo della gestione germanica, “qualcosa” andava cambiato nella testa dei giocatori. I risultati sfavorevoli maturati tra fine ottobre e inizio dicembre – sempre nelle seconde frazioni di gioco – più che a problematiche riguardanti la condizione fisica erano infatti da imputare a una certa incostanza mentale nell’arco dei novanta minuti.

Bisognava poi agire sulle questioni tattiche, in particolar modo nel fulcro del gioco. Con una batteria di prim’ordine per la categoria (gli esperti Sturaro, Strootman e Badelj, il giovane Frendrup, l’utile Jagiello) il campione del mondo 2006 non ha mai rinunciato al centrocampo a tre. E con la corretta equilibratura del reparto nevralgico tutta la macchina ha iniziato a macinare strada, punti e vittorie. Sia quando Gila schierava il Grifone con quattro difensori, sia nelle occasioni in cui optava per la “nuova” retroguardia a tre.

Genoa in Serie A, uno dei segreti è una difesa di ferro

Anticipato quindi anche il terzo segreto. I numeri parlano chiaro: dall’avvento di Gilardino in avanti solamente nove reti subite, quasi tutte in trasferta. Ovvero, da inizio dicembre a oggi solamente l’ascolano Marsura ha bucato al Marassi – in maniera ininfluente – il portiere di casa. Cinque mesi di imbattibilità interna con tanti saluti al predecessore teutonico e al suo dispiacersi per quanto il catenaccio sia ancora così radicato in Italia. Insomma, è sempre giusto ribadirlo: non si vince mai per caso. Nonostante il punto di penalizzazione – dovuto a mancati adempimenti risalenti allo scorso autunno – il Genoa si è guadagnato la massima serie con due turni d’anticipo. Ma non è finita qui: dopo la decisiva affermazione sull’Ascoli arriva la trasferta di Frosinone. Contro la capolista per programmare un simbolico sorpasso: con il blasone di nove scudetti sulle spalle non ci si può accontentare di un “semplice” secondo posto.

Marco Battistini

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