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Il Niger “sbologna” gli statunitensi: la Russia ringrazia, l’Europa guarda

by Sergio Filacchioni
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Niger

Roma, 3 mag – Un gruppo di militari russi ha fatto ingresso in una base area del Niger occupata da militari statunitensi. L’operazione, riportata dall’agenzia Reuters, avviene dopo che la giunta militare di Niamey ha intimato a Washington il ritiro dei suoi circa 1000 uomini dal Paese saheliano, ex roccaforte filo-occidentale spodestata dal colpo di Stato nell’estate del 2023.

Il Niger sbologna gli americani

Un ufficiale statunitense interpellato da Reuters ha dichiarato che la situazione “è gestibile nel breve termine“, anche perché le truppe di Mosca si sono insediate in un hangar diverso dallo stessa struttura: l’Airbase 101, collocata vicino all’aeroporto Diori Hamani International Airport della capitale. La penetrazione delle truppe di Mosca – ora rivendicata apertamente anche dal Cremlino – segna un nuovo progresso nell’espansione della Russia nel Sahel, lungo uno strategia scandita da accordi militari ed economici con governi sempre più ostili ai vecchi partner occidentali. Oltre all’imminente partenza dal Niger, negli ultimi giorni le truppe statunitensi hanno lasciato anche il Ciad, mentre le forze francesi sono state “cacciate” dal Mali e dal Burkina Faso. Allo stesso tempo, la Russia sta cercando di rafforzare le relazioni con le nazioni africane, presentando Mosca come un Paese senza “alcun bagaglio coloniale nel continente“. La mossa del Niger di chiedere la rimozione delle truppe statunitensi è arrivata dopo un incontro a Niamey a metà marzo, quando alti funzionari statunitensi hanno sollevato preoccupazioni, tra cui l’arrivo delle forze russe e le segnalazioni secondo cui l’Iran è alla ricerca di materie prime nel Paese, tra cui l’uranio. Gli Stati Uniti e i loro alleati sono stati costretti a spostare le truppe da diversi Paesi africani in seguito a colpi di Stato che hanno portato al potere gruppi che vogliono prendere le distanze dai governi occidentali: i colpi di Stato in Mali (2020, 2021) e Burkina Faso (entrambi nel 2022) si sono accompagnati alla comparsa di bandiere e slogan filorussi a Bamako e Ouagadougou. A Niamey, dopo il golpe, si sono registrate manifestazioni contro la presenza delle truppe americane e a favore di un cambio di passo nei rapporti politici del governo militare. Fra gli interlocutori in lizza sta crescendo, per ora, il peso della Russia che ora dispone di un’arma puntata alla gola dell’Europa: l’immigrazione verso il Mediterraneo.

L’arma dell’immigrazione

La giunta militare al potere nel Niger infatti ha già abrogato diversi mesi fa la legge 036 del 2015, nata sulle pressioni europee in seguito all’incontro congiunto Europa-Africa nella capitale maltese dello stesso anno per il ‘controllo’ dei migranti. L’obiettivo dell’abrogazione della legge sull’immigrazione è ovviamente smarcarsi dall’Unione Europea – che dal canto suo ha rinnovato l’appoggio al presidente Mohammed Bazoum ancora detenuto dai militari – e avere potere negoziale come di fatti ha fatto già in passato la Turchia. La giunta ha inoltre messo fine ad altre collaborazioni attinenti alle migrazioni, come ad esempio la formazione nella gestione delle frontiere nel quadro del progetto Eucap-Niger. Insomma quel che si prospetta è una regione africana a completa trazione Russa, alimentata di odio anti-europeo nella salsa terzomondista che a Mosca è sempre piaciuta per coprire i suoi interessi e che userà l’immigrazione come un gasdotto umano, aprendo o chiudendo le valvole verso le coste del Mediterraneo. Frontiere marittime – ieri come oggi, lo ricordiamo – di tutto il continente Europeo.

Sergio Filacchioni

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