Roma, 27 nov – Una piccola premessa: la Coppa Davis, forse, è una forzatura, certamente non assoluta ma quantomeno parziale. Per quanto trofeo prestigiosissimo, si tratta di un “adattamento”: quello di uno sport individuale che “si trasforma” in sport di squadra, sebbene il tennis in doppio sia una pratica di squadra a tutti gli effetti. Una commistione che rappresenta anche il suo fascino maggiore. L’insalatiera, come viene chiamata da sempre, è un simbolo del tennis mondiale. Tanto è che definisce se stessa come “la coppa del mondo del tennis”. Quella coppa del mondo è tornata in Italia dopo l’unica, storica affermazione del 1976.
La Coppa Davis torna in Italia: un fatto storico impossibile da ignorare
Per tanti anni siamo stati abituati ad identificare – a ragione – Adriano Panatta come il vertice massimo della storia del tennis italiano. Lo stesso Panatta che, dopo averla vinta nel 1976, sfiorò la Coppa Davis per ben tre volte quasi consecutive negli anni successivi. Quel Panatta che vinse anche altro ma che in un torneo come Wimbledon, ovvero l’Olimpo più prestigioso, arrivò massimo alla semifinale. Panatta ha insomma rappresentato un vertice della storia – non molto esaltante – del tennis italiano, ma con qualche limite. Oggi si ha la sensazione di avere a che fare con un tennista, Jannik Sinner, che potrebbe arrivare al vertice di ogni competizione. Nonostante il “blackout” dell’Atp Finals nell’ultimo scontro con Novak Djokovic, l’altoatesino ha dato letteralmente spettacolo in questi ultimi attimi della “coppa del mondo del tennis”. Con una vittoria, ieri sera, impossibile da ignorare, per la portata clamorosa dell’evento stesso. È sufficiente dare uno sguardo all’albo d’oro per rendersene conto: la tradizione italiana è ben lontana da quelle di altri Paesi, in uno sport in cui non siamo mai stati maestri. Ma in cui siamo anche ben lieti di accogliere le eccezioni.
Il fascino di un torneo “strano” e prestigioso
Giocarsi le gare su tre partite tra cui il doppio è uno degli aspetti più affascinanti della Coppa Davis. Anche se forse il vero “mondiale” del tennis, nello spirito almeno, è Wimbledon. Anche per quella “natura estiva” che richiama ai tornei mondiali ed europei di altre discipline, più spiccatamente di squadra rispetto all’anima incontestabilmente individuale del tennis stesso. Quello sport e il suo pallino che il “Paese Italia” ha sempre inseguito ma mai raggiunto davvero. Neanche con il Panatta sopracitato. E che probabilmente potrebbe toccare con Sinner.
Alberto Celletti