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Il vero dramma? La Sanità costretta a chiedere donazioni alla Ferragni

by Stelio Fergola
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Ferragni Coca Cola

Roma, 20 dic – La Sanità che chiede aiuto alla Ferragni, altro che  l’indagine per truffa, la quale non è nulla rispetto al tema gigantesco che viene fuori dal “Pandorogate”, come è stato chiamato. Per quanto sia sacrosanto attendersi anche giustizia per una vicenda – nel parere di chi scrive – davvero grave, emerge una riflessione che è impossibile ignorare: quella dell’ospedale pubblico costretto ad attendere elargizioni da ricchi donatori per acquistare apparecchiature pediatriche. Perché sì, la fintissima donazione della Ferragni doveva servire a quello: acquistare un macchinario utile a curare i bambini affetti da osteosarcoma e sarcoma di Ewing. Non si può ignorare il tema, a meno di non essere in malafede.

Sanità che può sopravvivere solo con la beneficenza

Strutture, mezzi tecnici, personale che dovrebbero essere tenuti in piedi dallo Stato, senza troppe discussioni. Ma che da decenni, a causa dei tagli spaventosi al settore, sono sempre più dipendenti da “aiuti esterni” veri o falsi che siano come nel “caso Ferragni”. Nessuna garanzia, nessun supporto: lo Stato semplicemente non ce la fa. Non può farcela, schiacciato com’è da un sistema economico europeo che gli impedisce – matematicamente – di poter investire in settori estremamente essenziali per qualsiasi comunità sana. E la Sanità non è il solo settore colpito: si pensi alle strade, alle scuole, agli stessi Beni Culturali. Un mare di questioni che con il mercato non ha nulla a che fare, tutti in balia del presunto “buon cuore” del primo “filantropo” che passa. Si tratta di una questione non grave, ma gravissima.

Il bluff della beneficenza

La beneficenza, così come impostata, è un bluff. Un concetto profondamente subdolo, in quanto capace di circuire le coscienze popolari puntando sull’emotività, magari sobillandole contro chi non appartiene al grande circo mediatico del buon cuore, del sole e dell’amore (citando le prime parole vuote e puramente retoriche che vengono in mente). Un artificio quasi dialettico – ma spacciato per spirituale – utile non solo a far accettare una Sanità sempre più distrutta e un mondo in cui le cure non siano garantite a tutti, ma anche a far recepire disgrazie infinite come la progressiva distruzione della scuola pubblica o la stessa immigrazione di massa (un altro fenomeno gravissimo non solo per l’identità italiana, ma anche per gli stessi diritti socioeconomici di cui vengono privati milioni di italiani poveri). È un mondo profondamente marcio, in palese malafede o – peggio ancora – di instupidimento profondo, che si spaccia per etico mentre alle spalle c’è solo il demoniaco, concretizzato in processi – sociali, culturali – distruttivi. Ma che la gente accetta di buon grado: basta un gesto solidale a ingannarla. Salvo poi scoprire che di solidale avesse ben poco. In questo caso, il vero dramma è la Sanità costretta a chiedere la beneficenza, e – perdonate la crudezza – chissenefrega della Ferragni.

Stelio Fergola

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