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Immigrazione in Sicilia, quei fondi per agevolare la sostituzione etnica degli italiani

by Emanuela Volcan
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sicilia sostituzione, migranti

Palermo, 16 giu – Torniamo a parlare di immigrazione in Sicilia. Si scrive ripopolamento ma si legge sostituzione. Ad annunciarlo in pompa magna il governo siciliano che ha organizzato ieri a Cefalù, perla del Tirreno all’interno del Parco delle Madonie, un incontro con tutti i partner del progetto “Com.In.4.0: Competenze per l’integrazione” che si propone di consolidare, in continuità con le edizioni Com.In. 2 e Com.In.3.0, meccanismi di governance multisettoriale, multilivello, multistakeholder, plurifondo; e Com&In: Competenze per l’integrazione in Europa. Paroloni ed uso esagerato di termini inglesi che vogliono dire solo una cosa: agevolare l’incremento numerico dei cittadini di Paesi terzi nelle aree soggette a forte calo demografico, con l’obiettivo di ripopolare le aree interne, della Sicilia in generale, delle Madonie (catena montuosa nord occidentale) in particolare.

Un ripopolamento senza siciliani

A promuovere il momento illustrativo-formativo è stato l’assessore della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro della Regione Siciliana, Antonio Scavone, con l’Ufficio speciale Immigrazione Sicilia. Erano inoltre presenti: la direzione centrale per le Politiche migratorie- Autorità Fondo Asilo Migrazione ed Integrazione del Ministero dell’Interno; la Nova onlus, Consorzio di Cooperative Sociali con sede a Trani. Dall’Anci Sicilia ai rappresentanti ai più vari livelli dei Progetti Com.&In e Com.In.4.0. Dalla Spagna rappresentati della Fondazione Cepaim (Organizzazione Non Governativa con sede a Madrid) che ha già avviato questi progetti (Nuevos Senderos), nella penisola Iberica. Infine, il Vescovo di Cefalù.

Non integrazione ma sostituzione

Grande ruolo lo svolgerà l’immigrazione e la Sicilia in questo percorso proseguirà in partenariato con altre quattro regioni: Puglia, Basilicata, Campania, e Calabria. Parte dal sud dell’Italia quindi lo sradicamento definitivo di culture e tradizioni perché questi borghi, autentici custodi della cultura di un popolo, saranno invece abitati da “culture altre”. Non integrazione, ma sostituzione. Il problema demografico italiano, salito alla ribalta negli ultimi tempi a causa delle cifre impietose registrate, e l’abbandono dei piccoli paesi da parte delle giovani generazioni viene risolto con un rimpiazzo.

Non aiuti e sostegni per chi una famiglia la vorrebbe, per chi i figli li farebbe pure, per chi alla vita in città preferirebbe quella nei borghi, unici e bellissimi lungo tutto lo Stivale (qualora si migliorassero servizi e collegamenti tra le grandi e le piccole città). Non aiuti e sostegni per le economie di questi centri che vivono di agricoltura, di pastorizia, di artigianato (troppo spesso martoriati e mortificati perché “ce lo chiede l’Europa” con i suoi assurdi divieti). Ma l’incremento in termini di risorse finanziarie per sostenere il “popolo altro”.

Sicilia, i soldi arrivano dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 (FAMI)

“La dotazione originaria prevista per l’Italia era pari ad € 310.355.777,00; attualmente le risorse complessive, riferite all’ultima versione approvata del PN, ammontano a € 399.075.470,00 di quota comunitaria, cui si aggiunge una pari somma di risorse nazionali”.

Di recente, il 20 maggio scorso, sono anche stati riaperti i termini per la richiesta di proposte progettuali con scadenza il 27 gennaio 2023. Ergo ci sono ancora soldi da poter spendere. Uno schiaffo, un pugno allo stomaco soprattutto se ad adottare, ostentando soddisfazione, è proprio la Sicilia che da qualche anno si misura con l’emergenza sbarchi. A tal proposito diventa assai significativo il silenzio del suo Governatore mandato a Palazzo d’Orléans nel 2017 da un elettorato che si aspettava ben altro atteggiamento.

Prendere le parti della sua Regione davanti a uno Stato sordo e cieco alle criticità dei territori alla prese con la presenza indiscriminata, e sempre più fuori controllo, di extracomunitari al soldo di malavita e caporalati. Questo doveva fare e questo non ha fatto e quel “Diventerà bellissima” (partito fondato da Nello Musumeci) sarà ricordato come uno slogan vuoto, quasi una presa in giro.

Emanuela Volcan

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