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In Sudan continua la guerra intertribale per le risorse minerarie

by Andrea Bonazza
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Roma, 31 lug – Mentre il grande occhio mediatico è spostato sul conflitto russo-ucraino, che coinvolge da vicino l’Occidente, la guerra intertribale in Sudan continua a lasciarsi dietro un infinità di morti e feritiNuovi conflitti di terra sono scoppiati lo scorso giugno nell’area di Abyi, nel Darfur occidentale e nel Kordofan meridionale. Secondo le stime dell’ACJPS gli scontri hanno provocato almeno 136 morti, diversi feriti e lo sfollamento di 5000 persone. Come sempre pù spesso avviene in Africa, anche in questo caso i conflitti sono legati alle rivendicazioni dei confini, alle aree di estrazione dell’oro e ai terreni agricoli o di transito del bestiame.

L’appello di ACJPS

Oltre ad invitare le autorità sudanesi a individuare i responsabili delle uccisioni, l’African Center for Justice and Peace Studies rimarca l’esigenza di attuare una legislazione che affronti la proprietà dei territori di conflitto ricchi di risorse minerali, e di concordare misure immediate per risolvere i conflitti nell’area di Abyi.

La guerra intertribale nel Kordofan meridionale

Il 4 giugno scorso una nuova guerra intertribale per il dominio del territorio è scoppiata nella località di Gadeer, nell’area di Alshabaka, tra le tribù Al-Hawazma, Kenana e Alkwahla. Il conflitto è scoppiato quando la tribù Al-Hawazma ha tentato di stabilire una fonte d’acqua nell’area che occupa. Ciò ha sollevato un’aspra questione territoriale poiché i componenti della tribù Kenana si considerano i veri nativi del luogo. La tribù Kanana considera gli Al-Hawazma come “nuovi arrivati” perché si sono stabiliti nell’area nel 2011, dopo essere stati esiliati dalla loro patria originaria di Bet Alkul Bagara, nel Kordfan meridionale. Questo avvenne nel giugno del 2011 a causa del conflitto armato tra Khartoum e il Movimento di liberazione del Sudan – Settore nord.

La guerra per il controllo dell’oro

Essendo però l’intera area un centro di estrazione dell’oro, anche la tribù Alkwahla risiede nella stessa zona della tribù Kenana. Questa guerra intertribale risale a due anni fa, quando nel 2020 le tribù hanno dato inizio all’acquisto di armi. Lo scorso 4 giugno si è verificata l’uccisione di 14 persone e 52 sono rimaste ferite gravemente. L’ACJPS ha continuato a monitorare in Sudan sia la guerra intertribale, sia la violenta repressione delle proteste in favore della democrazia. Tra queste vi è stata l’uccisione di centinaia di civili e altre violazioni dei diritti umani, in tutto il Sudan, iniziate dal 25 ottobre 2021.

La repressione del 30 giugno 2022

Il 30 giugno scorso, le forze congiunte di polizia regolare sudanese, polizia di riserva centrale e forze armate sudanesi, hanno lanciato duri attacchi contro le folle di manifestanti a Khartoum, ElFashir North Darfur, Port Sudan, Stato del Mar Rosso, Kosti, e Wad Madani nello stato di Aljazeera. Durante le manifestazioni le agenzie di sicurezza hanno usato proiettili veri, gas lacrimogeni, bastoni e fruste di cuoio. A seguito di questi attacchi nello stato di Khartoum sono rimasti uccisi 9 manifestanti, di cui uno di età inferiore ai 15 anni.

Spari sulle folle

Secondo le statistiche del comitato medico sudanese, 629 persone sono rimaste ferite da proiettili veri e gas lacrimogeni. Altri sono stati molestati sessualmente, torturati durante gli arresti e nei centri di detenzione. Più di 200 manifestanti sono stati arrestati e detenuti nelle stazioni di polizia e ai più è stata negata la libertà su cauzione. 63 uomini, tra cui un minorenne, sono stati incarcerati presso la stazione di polizia settentrionale di Khartoum, impedendo ai rispettivi avvocati di accedervi. Nove avvocati sono stati inoltre picchiati e arrestati dai gendarmi e detenuti presso la sede della SAF, per essere poi rilasciati senza accuse.

Una lunga scia di arresti

73 persone sono state arrestate e detenute presso la stazione di polizia di Kotsi. 37 di loro sono stati trasferiti in una nuova prigione e successivamente rilasciati su cauzione il 2 luglio 2022. Altri manifestanti sono stati precedentemente rilasciati la notte del 30 giugno 2022 senza accuse. A Port Sudan, 36 persone sono state arrestate dalla polizia e successivamente rilasciate su cauzione il 1° luglio 2022. A ElFashir, nel Nord Darfur, 27 persone sono state arrestate. Sono stati rilasciati anch’essi su cauzione più tardi, lo stesso giorno, mentre altri 7 sono rimasti feriti.

Dissenso vietato

Sempre secondo l’African Center for Justice and Peace Studies, gli agenti del CRP sono stati visti prendere a calci il cadavere di un ragazzo di 15 anni dopo che era stato colpito da un colpo di pistola esploso da un poliziotto, nel quartiere di Riyadh a Khartoum. Al ponte Omdurman a White Nile, infine, gli ufficiali della SAF hanno aperto il fuoco sui manifestanti ferendo diverse persone.

Andrea Bonazza

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Continuano le persecuzioni contro i cristiani in Sudan, bruciati i figli di Azrag Barnabas - 23 Agosto 2022 - 11:31

[…] i cittadini cristiani hanno continuato ad essere presi di mira soprattutto dopo il colpo di stato. Nel luglio 2022, quattro cristiani sono stati accusati di apostasia nella città di Zilingi, nel Darfur […]

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