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Inzaghi chiama, Allegri risponde: Inter e Juventus in lotta scudetto?

by Marco Battistini
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Inter

Roma, 23 settembre – Prove di forza e salti di qualità: sono riassumibili con queste “semplici” espressioni le prime impressioni che Inter e Juventus, eterne duellanti del pallone italiano, hanno scaturito in avvio di campionato. Se ai nerazzurri servivano brillanti conferme anche in patria dopo l’importante percorso europeo, i bianconeri dovevano dimostrare di aver superato i ritardi palesati – soprattutto in termini di gioco – durante il corso dell’ultima stagione. Inzaghi comanda la classifica con dodici lunghezze, Allegri segue due punti sotto: la capolista sarà impegnata domani all’ora di pranzo nella non di certo proibitiva trasferta di Empoli, l’inseguitrice oggi pomeriggio in quel di Sassuolo. Ma oltre alla graduatoria, sono proprio le prestazioni maiuscole a mettere Biscione e Madama davanti a tutti nella corsa scudetto.

Inter, esami di maturità per Inzaghi

Abbiamo appena accennato a quanto sia abbordabile l’imminente trasferta toscana per Bastoni e soci. Passeranno proprio dagli incroci con le piccole gli esami di maturità che Simone Inzaghi dovrà sostenere durante l’anno. Quasi perfetto nel preparare le partite da dentro o fuori, nel corso del biennio interista l’ex allenatore della Lazio ha lasciato per strada tanti, troppi punti contro squadre di livello decisamente inferiore. Se i nove gol (a uno) distribuiti tra Fiorentina e Milan sono stati una notevole prova di forza, ora l’Inter dovrà trovare quella continuità fondamentale per chi nutre aspirazioni tricolori. Potrebbe risultare ingannevole lo scialbo esordio continentale: la storia recente – nerazzurra in particolare – insegna che sovente il percorso italico viaggia su un binario parallelo rispetto a quello europeo (pur contaminandosi a vicenda).

La Beneamata ha sopperito alla partenza di Brozovic – vero ago della bilancia per un lustro abbondante – assemblando un pacchetto di centrocampisti tra i migliori del continente. Il calcio verticale predicato e praticato dai nerazzurri ha come punto di forza proprio la linea mediana dove – ragionando in prospettiva azzurra – agli ottimi Barella e Dimarco si aggregherà presto, in termini minutaggio, un Frattesi già in rampa di lancio. Panchina lunga e precisa identità: nel rispetto delle importanti gerarchie, la coperta è comunque lunga. L’obiettivo della seconda stella passerà quindi da tenuta difensiva, costanza di capitan Lautaro e  crescita di Thuram.

Il nuovo Chiesa lancia la Juve

Se vogliamo che tutto cambi, bisogna che tutto rimanga come è. Guardando la nuova Juventus varata da Allegri si può efficacemente ribaltare il paradosso del Gattopardo: stesso allenatore (con basso indice di gradimento tra la tifoseria), medesimo impianto tattico e rosa ritoccata solamente nelle rotazioni sugli esterni – Weah, Cambiaso. Nonostante la grana Pogba – agli ormai cronici problemi fisici si è aggiunto il recente caso di doping – abbiamo finora visto una squadra che va ad aggredire alta l’avversario e non specula più sul minimo vantaggio.

Il nuovo assetto ha quindi esaltato le caratteristiche di Vlahovic, tornato implacabile come ai tempi di Firenze. Ma – sempre in un’ottica nazionale – la notizia più importante è il nuovo ruolo cucito dal tecnico a Federico Chiesa. Il figlio d’arte, rapido ed esplosivo, si è sempre esaltato nelle grandi praterie: in questo avvio di campionato sembra però trovarsi a suo agio anche nei panni di seconda punta. Più vicino alla porta, più centrale. Non solo in campo, anche nel progetto: il suddetto salto di qualità non può che passare dalle sue giocate.

Scudetto e derby d’Italia

Ovviamente è ancora troppo presto per parlare di fuga. Certo, il Napoli è oggi la brutta copia della dominante versione spallettiana, ma ha tutte le carte in regola per risalire la china. Non ci sentiamo di escludere a priori nemmeno il Milan, sebbene il Diavolo sia uscito ridimensionato dalla stracittadina della scorsa settimana. La sensazione però è che le prime due della classe abbiano strutturalmente qualcosa in più rispetto alla concorrenza. Vuoi perché la Juventus non giocando le coppe potrà preparare al meglio ogni singola gara, vuoi perché l’Inter del dopo Istanbul sembra avere una consapevolezza diversa dei propri mezzi (anche nelle difficoltà: vedi il pareggio strappato a San Sebastián nonostante una prestazione gravemente insufficiente).

L’autunno, col suo dolce incedere, saprà dirci di più. Ancora due mesi e, la sera del 26 novembre, sarà di nuovo derby d’Italia: con questi presupposti, la prima partita-scudetto della stagione.

Marco Battistini

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