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Perché il turismo potrebbe salvare l’economia egiziana

by Giuseppe De Santis
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Egitto turismo

Roma, 23 sett – Da tempo l’Egitto attraversa una grossa crisi finanziaria legata al fatto che le sue importazioni sono di gran lunga superiori alle sue esportazioni. In mancanza di entrate alternative, le sue riserve di valuta pregiata sono quasi esaurite e questo impedisce al Paese di avere le risorse per acquistare beni essenziali.

La crisi finanziaria in Egitto

Il risultato di questa crisi valutaria è semplice: il tasso di cambio della sterlina egiziana è crollato ai minimi storici, causando una forte impennata dell’inflazione. Quest’ultima ha a sua volta causato un aumento della povertà: sono molti gli egiziani che non si possono permettere di comprare beni essenziali. Per il momento il governo sta cercando di aumentare le riserve di valuta pregiata varando un programma di privatizzazioni, ma ovviamente queste sono soluzioni di breve termine, che non risolvono le cause del problema, causato dalla mancanza di entrate alternative.

Il turismo per un rilancio dell’economia?

Anche se la situazione e’ disperata, c’e’ da dire che per l’Egitto c’e’un minimo di speranza, legata al rilancio del turismo. Da questo punto di vista si intravedono segnali positivi. Quest’anno l’Egitto potrebbe ricevere 15 milioni di turisti,
superando cosi’ il record del 2010 quando ne aveva ospitati 14,7 milioni, il numero piu’ alto in assoluto.
Cifre importanti,  ma non sufficienti, visto che il governo egiziano si è posto come obiettivo quello di attrarre per il 2028 30 milioni di turisti. Per farlo si sta attivando al fine di aumentare il numero di alberghi, cosi’ da avere la capacita’ di accogliere questo numero elevato di persone. Inoltre ha gia’ semplificato le regole per il rilascio dei visti, cosi’ da incentivare chi risiede in altri paesi a visitare l’Egitto. C’e’ da dire che il raggiungimento di questo obiettivo, oltre a portare  la valuta pregiata di cui l’Egitto ha un disperato bisogno, potra  creare anche molti posti di lavoro riducendo cosi’ il tasso di  disoccupazione.

Giuseppe De Santis

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