“L’economia italiana – spiegano dall’istituto – ha interrotto la fase di crescita, condizionata dal lato della domanda dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell’offerta dalla caduta produttiva del settore industriale”. Diminuiscono, registra l’Istat, gli investimenti e la spesa per macchinari e attrezzature, mentre cala anche il valore aggiunto dell’industria (-0,3%). E’ per questi motivi che anche a luglio, dopo lo scarso risultato segnato il mese precedente, “l’ndicatore anticipatore dell’economia rimane negativo, suggerendo per i prossimi mesi un proseguimento della fase di debolezza dell’economia italiana”.
Con queste premesse – e considerando anche che l’indice di fiducia delle imprese italiane “é sceso sotto quota 100 per la prima volta dal febbraio 2015” – si riducono sensibilmente le prospettive per gli ultimi due trimestri, durante i quali sembra ormai impossibile recuperare, com’era nelle intenzioni dell’esecutivo, il terreno perduto in termini di mancata crescita. Le previsioni del settembre 2015, che parlavano di crescita a +1,6% quest’anno, sono ormai compromesse. E, stante il poderoso rallentamento, si rischia perfino di non superare lo scarso e perfettamente inutile +0,8% registrato l’anno scorso.
Filippo Burla
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