Milano, 22 ott โ Ventisette anni. Una maledizione. Il ciclo necessario affinchรฉ il male possa tornare a terrorizzare. Ha tanti volti e tante sfaccettature quel male. Quello classico – quasi โconfortanteโ nella sua archetipicitร – di un lebbroso, di uno zombie o di un mostro sfigurato, e quello sconcertante perchรฉ inaspettato di un padre, di un bulletto, di una cittร intera. A Derry il male รจ dappertutto. A Derry il male ha mille volti ed uno solo: quello di un clown. Avevamo lasciato Pennywise nella miniserie del 1990. Ventisette anni sono passati. Il tempo รจ scaduto. It, di Andrรฉs Muschietti.
1988. Una cittadina come tante nel Maine. Liquida come i corsi dโacqua su cui sorge. Perimetrale e racchiusa da un labirinto di fogne e canali di scolo, inquinati, putrefatti. Lโunico movimento possibile (il male contempla un movimento) รจ quello verticale, dallโalto verso il basso, verso i suoi canali (i Barren) e ancora piรน giรน, verso lโinferno. Derry รจ un piccolo pezzo di America. Un microcosmo umano in cui gli adulti sono frustrati, violenti, ben che vada assenti o anonimi, ed i bambini sono bulli o bullizzati, carnefici o vittime. In rappresentanza di tale umanitร sconfitta ecco i perdenti, i sette protagonisti che combattono il male. Sindromi infantili viventi โ balbuzie, tourette, asma, obesitร โ ritrovatisi alla fine del ciclo, quando It, allo scadere inesorabile del ventisettesimo anno, ripete lโorrido pasto.
It come cattiva coscienza, come totem di sangue e follia di un Paese maledetto. Pennywise รจ It. It non รจ soltanto Pennywise. ร giร dal nome generico, vago, non circoscrivibile ad uno spazio, una forma, un tempo. Ma It, nella cosmogonia Kinghiana cosรฌ come in questโultimo film, รจ comunque clown-centrico. Forse troppo. Lo vuole la mente. Lo richiede il pubblico. Vogliamo sia il clown a scuoterci come pon-pon colorati. Lo vuole il marketing. Palloncini rossi galleggiare nellโaria. E mentre cambia forma, con i nostri perdenti ed in funzione delle nostre paure, รจ proprio quella forma a โtranquillizzarciโ. Quasi a darla vinta al commercio. Tentate cioรจ dโimmaginare lโincarnazione del Natale senza il faccione paffuto e barbone della Coca-cola. Provereste serenitร ? Provate quindi a figurare il male a Derry sotto spoglie diverse dal ballerino. Impossibile. Ce ne siamo nutriti. Lโabbiamo assuefatto. Restano solo i jumpscares. Almeno per โnoiโ.
Non vi racconterรฒ quindi delle peripezie marose della barchetta, di palloncini rossi o dei dentoni del nostro pagliaccio preferito, acclamati dal pubblico in sala, poichรฉ iconici. Vi dirรฒ invece cosโรจ questo It: รจ romanzo di formazione per adolescenti di oggi. ร la visione del genio Cary โTrue Detectiveโ Fukunaga – purtroppo interrotta, poichรฉ abbondonata polemicamente โ capace di interpretare, piรน che trasporre il romanzo dโorigine. Da qui la scelta di trasferire alla fine degli โ80 ciรฒ che in origine era nei lontanissimi โ50, e di trasformare in adolescenti i poco-piรน che bambini delle pagine di King. ร lโesplosione di quella sessualitร censurata โ mai esplicita, ma stavolta profondamente rimarcata โ rossa come i capelli di Bev. Ciclica come il sangue che scorre ogni mese. Ogni ventisette anni. Oggi, nel 2017. Dove lโimmagine che mi rimane impressa, lungo lo scorrere della pellicola, non รจ quella proiettata sullo schermo, ma della ragazzina diciassettenne in sala al mio fianco: nascosta, terrorizzata sotto il giaccone, ma incapace di distogliere lo sguardo.
Davide Trovato
1 commento
Dal titolo pensavo parlaste di IT, Information Technology. Ci stava tutto.