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I 7 punti di forza dell’Italia: così si vince l’Europeo

by Renato Montagnolo
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Italia vince EuropeoParigi, 16 giu – Senza troppi giri di parole: l’Italia guidata da Antonio Conte può vincere il campionato europeo. Ne ero convinto prima della partita contro il Belgio, quando tanti soloni pallonari prevedevano una sconfitta sonora all’esordio per la nostra squadra, ne sono ancor più consapevole dopo la grande prestazione di lunedì. Possiamo vincere l’Europeo perché, nonostante qualitativamente la squadra abbia dei limiti evidenti, abbiamo punti di forza importanti. Il nostro primo punto di forza si chiama Antonio Conte. Arturo Vidal, campione cileno del Bayern Monaco ed ex Juventus, in occasione del 46° compleanno del nostro commissario tecnico ha scritto: “se dovessi andare in guerra, porterei Conte con me. Buon compleanno mister”. In guerra è fondamentale avere una tattica iniziale, una strategia di emergenza, è necessario conoscere nei dettagli gli avversari, saper trovare le giuste motivazioni per emergere e vincere. Per questa ragione Antonio Conte è un grande condottiero: perché è un motivatore eccellente, perché sa costruire una squadra tatticamente consapevole, perché sa studiare gli avversari nei minimi particolari, trovandone punti di forza e punti di debolezza. Negli ultimi giorni abbiamo spesso sentito parlare delle lunghe sessioni video utilizzate dalla nazionale. Secondo Antonio Conte, “con il video l’allenatore ha l’opportunità di trovare informazioni utili soprattutto da un punto di vista tattico e numerosi spunti su cui poter impostare gli allenamenti. Trovo sia fondamentale far rivedere situazioni tattiche di gioco errate, mancanza di movimenti sia offensivi che difensivi e tutto ciò che si reputa importante al fine didattico e migliorabile attraverso gli allenamenti settimanali. È l’allenatore che dal punto di vista tattico determina le regole del gioco della sua squadra, cioè i segnali di comunicazione fra i calciatori nelle due fasi e nelle diverse situazioni di gioco”.

Il nostro secondo punto di forza è il blocco Juventus in difesa. Come abbiamo detto, è innegabile che questa nazionale sia una delle più povere di talento di sempre. Ma se non abbiamo i Baggio, i Pirlo, i Totti e i Del Piero a centrocampo e in attacco, altrettanto non può dirsi del reparto difensivo. Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini rappresentano una difesa di livello mondiale: grande qualità individuale, ma soprattutto eccellente qualità collettiva, frutto di meccanismi più che collaudati nei tanti anni passati insieme in bianconero. Qualcuno è rimasto sorpreso dalla grande prestazione offerta lunedì sera dal nostro reparto arretrato. Qualcuno forse dimentica il fatto che questa difesa è riuscita a raggiungere una finale di Champions League nello scorso anno, a vincere cinque campionati consecutivamente e a giocare alla pari del Bayern Monaco nell’ultima stagione durante gli ottavi di finale della massima competizione per club. Qualcuno è rimasto colpito dalla prestazione di un fuoriclasse come Leonardo Bonucci. È quindi il caso di ricordare le parole dedicate a lui da un certo Pep Guardiola: “Bonucci è uno dei miei giocatori preferiti da sempre”. Il terzo punto di forza si chiama equilibrio. In tanti hanno creato polemiche contro le “discutibili” convocazioni di Antonio Conte. Un aspetto centrale delle polemiche riguardava la non chiamata di Jorginho, al quale sono stati preferiti De Rossi e Thiago Motta. Se mai ce ne fosse stato bisogno, la partita con il Belgio ha dato ragione al tecnico della nazionale: De Rossi e Thiago Motta hanno dalla loro una grandissima esperienza internazionale nonché la capacità di garantire alla formazione grande equilibrio tattico. Se può essere ripetitivo e banale sottolineare l’ottima prestazione del giocatore della Roma, ci tengo a precisare il grande contributo dato da Motta nel finale di partita di lunedì: qualche fallo tattico utile a spezzare il ritmo della gara, che in quel momento vedeva il Belgio alla ricerca del pareggio, e alcune ottime verticalizzazioni per far ripartire il contropiede degli azzurri sono già sufficienti per capire come il giocatore del Psg sia stato molto utile alla causa.

Il quarto punto di forza si chiama dinamismo e ordine tattico. Antonio Conte ha costruito una squadra che fa del dinamismo il suo maggior punto di forza. Sin dall’inizio della sua avventura con l’Italia Conte ha lavorato tatticamente: come ha detto Darmian in un intervista di mesi fa, sin dal primo giorno il c.t. ha posto “l’attenzione su questioni tattiche, spiegandoci come avrebbe voluto far giocare la squadra, presentandosi a grandi linee”. Conte ha portato in Francia centrocampisti dinamici, propensi all’inserimento senza palla (a parte il gol di Giaccherini, durante la partita l’Italia ha provato innumerevoli volte una giocata che prevedeva un passaggio da esterno verso una punta che serviva di prima intenzione una mezzala nello spazio tra terzino e centrale avversario). Gli esterni del 3-5-2 contiano sono giocatori di gamba, bravi a coprire tutto il campo, propensi a sacrificarsi per la squadra, disposti a difendere in linea con i difensori per poi attaccare in linea con gli attaccanti. Gli attaccanti della formazione azzurra sono dei veri e propri soldati che eseguono lo spartito del proprio tecnico, nella consapevolezza che il loro primo compito è quello di creare situazioni offensive che favoriscano i movimenti senza palla dei compagni. Il quinto punto di forza si chiama senso di appartenenza. Il giorno della sua prima convocazione di due anni fa, presentandosi alla squadra, Conte disse: “Sappiate che qua le porte sono girevoli, come in un albergo. Si fa molto in fretta a tornare a casa se non si rispetta questa maglia. Non dimenticatevi mai una cosa: quando indossate la divisa dell’Italia, voi rappresentate un intero Paese. Onoratela. Onoratelo”. Il sesto punto di forza si chiama umiltà. Ogni giocatore di questa squadra ha dimostrato di essere disposto a rimboccarsi le maniche per la causa della nazionale mettendo da parte ogni personalismo.

Il settimo punto di forza si chiama nuovamente Antonio Conte. In questo momento, in preparazione alla partita contro la Svezia di domani sera, lo immagino a preparare un discorso simile a quello fatto nel primo anno alla Juventus, quando la sua squadra reduce da due settimi posti consecutivi, stava portando avanti un piccolo miracolo sportivo: “Adesso ci stanno riempiendo di elogi, a me vengono i brividi alti così. Sapete perché? Perché ho timore… Ho timore… Ho timore che ci sia un rilassamento da parte di qualcuno. C’è l’applauso, c’è la firma, c’è il consenso, va tutto bene. Ma la realtà qual è? La realtà è il campo, la realtà è il sudore, la realtà è il sacrificio. Quello che ci ha portato a fare questo campionato, e ancora non abbiamo fatto niente. Andiamo a guardare chi ci sta davanti perché adesso abbiamo raggiunto una maturità tale che noi, adesso, ce la possiamo giocare fino alla fine. Come vi ho detto prima: devono vincere lo scudetto? Devono cagare sangue fino all’ultima partita! Però per fare questo non voglio atteggiamenti superficiali”. Proprio per questi motivi sono convinto che quest’anno l’Italia possa dare del filo da torcere a tutte le nazionali. E quando il gioco si fa duro, noi italiani, sappiamo sempre tirar fuori qualcosa di più rispetto ad avversari con maggiori qualità tecniche. Quindi in bocca al lupo, azzurri. Fateci sognare!

Renato Montagnolo

 

 

 

 

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3 comments

Alessandro 17 Giugno 2016 - 9:56

Sarebbe meglio parlarne alla fine del girone.
Quanto meno per capire la reale forza di questa squadra.
L’Italia è una formazione che può ambire ai quarti di finale e, se il culo le dice bene, alle semifinali.
Per la vittoria non serve il culo. Ma un miracolo.

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Mario 17 Giugno 2016 - 12:13

Condivido quasi pienamente il pensiero di Alessandro ma sinceramente non ho visto squadroni in questo europeo.
La differenza la farà la tenuta atletica e la fame…

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Paolo 19 Giugno 2016 - 11:35

Se vincono, vincono.

Se perdono, pazienza. ce ne faremo una ragione.
Non morirà nessuno. L’ onore dell’ Italia non sarà più infangato di quando girano per il mondo scene come quella del recento cedimento dell’ argine dell’ Arno a Firenze (cito questo episodio perché è recente ed è il primo che mi è venuto in mente) o del nostro “amato” premier che smanetta sul telefonino, accanto al Presidente Putin.

Non è su questo campo che si sta combattendo la partita veramente importante per tutti noi (italiani ed europei), non dimentichiamocene.

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