Nei mesi scorsi ve lo avevamo anticipato, suscitando anche notevoli polemiche, ma ora ne è arrivata la conferma: la prima causa di inquinamento da Pm (Particulate Matter) è la combustione di biomasse, non il traffico veicolare. Le biomasse, che sia il “cippato” o i pellet che si bruciano nelle stufe casalinghe, contribuiscono infatti per il 45% del totale delle polveri sottili che si respirano in Lombardia. Studi dell’Arpa e dell’Enea hanno dimostrato che i fumi dei motori diesel sono solo il 14% delle polveri inquinanti; se a questi si somma anche la polvere generata dallo sfregamento delle gomme sull’asfalto e dalle pastiglie dei freni (un altro 13% delle particelle Pm10), l’intero traffico arriva a produrre appena il 27% di tutte le polveri fini contro il 45% di stufe e caminetti.
Per accorgersi di quanto incidano i riscaldamenti nella produzione di smog rispetto al traffico veicolare sarebbe bastato dare uno sguardo alle concentrazioni di polveri sottili nel corso dell’anno solare: solo nei mesi invernali, quando i riscaldamenti sono accesi, avvengono i picchi che causano lo sforamento della soglia dei 50µg/m3, nei mesi primaverili, o estivi, a parità di traffico veicolare questi non avvengono. Quindi a cosa servono i blocchi del traffico? A poco, come abbiamo avuto modo di vedere l’inverno scorso. Gli oltranzisti dell’ambiente, e dei blocchi, obietteranno che comunque se si elimina quel 27% prodotto dal traffico, l’aria in città migliora. Invece no, e ce lo spiega un altro studio, riportato da “Il Sole 24 ore“, in cui si afferma che la città, essendo un’isola di calore a causa della sua stessa conformazione che concentra gli edifici (e gli impianti di riscaldamento) produce un “effetto camino” che disperde in alta atmosfera lo smog e al tempo stesso richiama l’aria più fresca, e inquinata, dalle campagne: sembrerebbe un paradosso ma la realtà è che la città produce solamente il 35-40% delle polveri fini mentre il restante 60-65% viene importato dall’hinterland e dalle campagne.
Sempre dalle colonne del “Sole 24 ore” apprendiamo che anche la soluzione di abbassare i limiti di velocità nelle città per dimunuire le emissioni in realtà provoca l’effetto opposto, perché a parità di traffico un limite di 30km/h costringe i veicoli ad utilizzare le marce basse aumentando così il consumo di carburante. Il problema quindi non si risolve con i “blocchi del traffico”, bensì con altri interventi strutturali a scala regionale, e, perché no, nazionale: cominciare a regolamentare le “biomasse” e intervenire sugli impianti di riscaldamento obsoleti sarebbe sicuramente un passo avanti.
Paolo Mauri
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cosa tra l’altro risaputissima a chiunque si occupi di impianti termici, mi stupisco (ironicamente) che non venga mai sottolineata la cosa.
a milano tra l’altro esiste ancora un numero mostruoso di centrali termiche private A CARBONE.
centrali termiche che grazie a deroghe annuali concesse dall’amministrazione comunale continuano a funzionare in barba ad ogni norma.
Credo che ci stiamo un po’ rimbambendo….
Prima incentivano ad installare le stufe a pellet perché sono ecologiche, sono green e tutto il resto.
Adesso si sono sbagliati e hanno scoperto che inquinano….
Ma siamo pazzi o cosa?!….
Poi la fabbrica a due isolati da casa mia rilascia tante di quelle porcherie nell’aria … e vengono a romprere la balle a me!
L’Italia è un Paese alla deriva.
Poi ci domandiamo perché chi può se ne va all’estero.