Roma, 3 set – Aveva raggiunto la celebrità interpretando Bella Swan nella saga vampiresco adolescenziale Twilight, tratta dai romanzi di grandissimo successo di Stephenie Meyer e divenuta a sua volta un franchise di successo cinematografico. Ma poi per Kristen Stewart la ribalta è stata garantita più dal gossip che non dal successo al cinema. Un’apparizione come Biancaneve nel film “Biancaneve e il Cacciatore”, rivisitazione dark-fantasy della famosissima storia Disney in cui però la giovane ex vampira era stata oscurata dal bel cacciatore Chris Hemsworth (il Thor dell’universo cinematografico Marvel) e dalla perfida regina strega Charlize Theron. Tanto che nel sequel del film il suo ruolo fu cassato.
Poi una breve apparizione in uno dei film meno riusciti di Woody Allen (Café Society) e molti ruoli in film “autoriali” (leggi: film apprezzati da una certa critica snob o nei festival ma poi bocciati sonoramente da pubblico e botteghino) come Sils Maria o la pessima versione cinematografica di On The Road di Kerouak. Insomma, dalla fine della saga Twilight era più facile leggere il nome dell’attrice per il suo rapporto tormentato con Robert Pattinson (co protagonista della saga vampiresca e prossimo Batman cinematografico) o per la sua relazione omosessuale con la modella di Victoria’s Secret Stella Maxwell che non per le sue mai convincenti doti di attrice. Eppure, sembra, aveva provato ad avere un ruolo nell’universo Marvel, il franchise più di successo degli ultimi dieci anni. Ma senza riuscirci.
Discriminazione omofoba?
Ed è stata proprio la Stewart a raccontare il perché alla rivista Harper’s Bazaar UK.
“Mi è stato detto: ‘fai un favore a te stessa: non uscire in pubblico mano nella mano con la tua ragazza, così potresti ottenere un ruolo in un film Marvel’. Bene, io non voglio lavorare con persone così”. Insomma alla base del gran rifiuto ci sarebbe stata una orribile storia di discriminazione e omofobia. Da parte dei Marvel Studios. Quelli che, per intenderci, hanno introdotto la prima super-eroina lesbica (la Valchiria di Thor, tra l’altro afroamericana, interpretata da Thessa Thompson). E che hanno già annunciato un supereroe gay, sposato con il compagno omosessuale con cui ha dei figli (succederà in The Eternals, in uscita nel 2020). E che hanno frantumato le scatole a critica e soprattutto pubblico con la storia dell’eroina Captain Marvel come simbolo del nuovo mondo in cui al centro dell’universo c’è una donna, probabilmente gay anch’essa, nonché essere più potente del mondo. Con tanto di interviste da parte dell’attrice Brie Larson in cui sparava a zero sui “maschi bianchi eterosessuali” che non avrebbero mai dovuto permettersi di giudicare il suo film perché era rivolto a tutto il resto del mondo.
Il jolly all’occorrenza
Insomma loro, i dirigenti Marvel, avrebbero fatto capire alla Stewart che non avrebbero accettato un’attrice che fa sfoggio pubblico della sua omosessualità. Una versione che è eufemistico definire poco credibile, se non addirittura esilarante. Tanto che perfino chi riporta la notizia in maniera neutra o anche con tono indignato per questa storia di discriminazione esclude nettamente che a dire quelle parole possa essere stato un dipendente Marvel. Insomma, il sospetto che la Stewart si sia proposta alla Marvel per salvare la sua carriera e che abbia ricevuto un secco NO probabilmente a causa della sua monoespressività difficilmente risolvibile anche in CGI e che quindi sia corsa ai ripari usando il jolly “discriminazione omofoba” è veramente molto alto.
Carlomanno Adinolfi
2 comments
ma che rottura….
qualcuno dovrebbe spiegare a questi LGBT in SPER
che il mondo NON gira attorno alle loro parti basse:
e sarebbe ben felice di fregarsene,se questi esibizionisti non sbattessero
in faccia a tutti CONTINUAMENTE il loro “essere diversi:
dico…ma la volete finire di romperci le scatole?
finitela di propagandare le vostre scelte,
specialmente se siete personaggi pubblici….perchè
se uno è gay,sono solo affari suoi.
ma non lo sono più se diventa un leader,un eroe,un attore,un politico di rilevo,
un uomo di stato,un prete ecc
perchè da semplice persona assurge ad un ruolo pubblico,
e quel ruolo pubblico ha delle responsabilità:
per dare un’idea,il compianto edson arantes do nascimiento,
NON ha mai voluto fare da testimonial per alcolici e sigarette,
e ha fatto tutto ciò che gli è stato possibile,per evitare che girassero sue foto e filmati
con bicchieri e sigarette in mano:
interpellato in merito,ha spiegato…
“io sono un simbolo…
non appartengo solo a me stesso:
appartengo ad OGNI ragazzo che mi ha visto giocare,e che anche solo per un istante,ha sognato di poter diventare il prossimo pelè:
quel ragazzo DEVE vedermi solo al mio meglio,perchè ho una responsabilità verso di lui…anzi,
verso tutti loro”
QUESTO,è quello che dovremmo aspettarci,tutti…
dai cosidetti “eroi”moderni….
del mondo della moda,
della politica,dello sport,della musica..
e anche del mondo LGBT:
ma si sa,la classe NON è acqua.
e nonostante cinquant’anni di distanza,
nonostante il fatto che la cultura è molto più ampia pervasiva oggi che non allora,
nonostante tutto…
quasi tutti i personaggi pubblici di oggi,
non sono nemmeno all’altezza di ALLACCIARE le scarpe,
all’umile Pelè.
Ma questo articolo chi lo ha scritto? Un quattordicenne che pur di fare notizia da una frase ha tirato in ballo persone e fatti più lunghi dello stesso universo marvel? Il senso? Il collegamento? queste giustificazioni non richieste? Povero giornalismo