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L’11 settembre, l’unica volta in cui americani provarono il dramma di essere attaccati in casa

by Stelio Fergola
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11 settembre 2001

Roma, 11 set – L’11 settembre 2001 è una data particolare per un motivo, poco menzionato dai media, più interessati a enfatizzare – anche giustamente, sia chiaro – la tragedia, le vittime, gli innocenti caduti sotto quegli aerei kamikaze dai passeggeri ignari che sarebbe stato il loro ultimo giorno di vita. Come ignari che la fine fosse vicina erano coloro che si trovavano all’interno del celebre World  Trade Center. Il motivo è semplice: gli americani non erano mai stati attaccati “in casa”. Che non vuol dire “sul proprio territorio”, perché in quel caso un precedente sussiste, ed è datato 1941…

L’unico precedente serio è Pearl Harbor, ma fa storia a sé

L’attacco alla base di Pearl Harbor, sulle isole Hawaii, è l’unico caso in cui si può sostenere che gli Stati Uniti abbiano subito un bombardamento nemico sul proprio territorio, per l’appunto. Che però è arduo definire “casa”, vista la collocazione particolarissima delle isole, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico e ai margini delle immense acque territoriali statunitensi, oltre che per la popolazione etnicamente e culturalmente ancora più “peculiare” nella già frastagliatissima realtà americana. Sì, il 7 dicembre 1941 l’Impero giapponese attaccò indubbiamente il territorio degli Stati Uniti, ma non la “casa” degli Stati Uniti, che significa parlare del suo cuore pulsante, cioè il Nord America.

Ci sarebbe anche “l’allarme di Los Angeles”, che viene definita con un po’ di fantasia “battaglia di Los Angeles”, risalente alla notte tra il 24 e il 25 febbraio 1942 e attribuito sempre ai giapponesi. Ma non c’è alcuna prova di un reale attacco e non è mai stata accertata la dinamica in modo preciso. Si sà solo che la popolazione ebbe paura, per cui, anche volendo impegnarsi a ritenerla un’offensiva concreta nipponica, sarebbe da considerarsi appena accennata.

Gli altri sono tutti scontri al largo delle coste americane, o iniziative quasi personali come quelle del nippinico Nobuo Fujita, che sempre nel settembre 1942 incendiò con il suo velivolo una foresta in Oregon. Ma insomma, in generale poca roba: gli americani, di fatto, non sanno cosa voglia dire essere bombardati. Storicamente ed empaticamente. L’11 settembre ha rappresentato una straordinaria eccezione, pur non essendo un attacco militare convenzionale.

L’11 settembre è l’unica volta in cui gli americani abbiano provato il dramma di un attacco diretto

Il sottotitolo dà da pensare, indubbiamente. Considerato anche che lo stesso 11 settembre sia stato un attacco terroristico – e quindi non militare convenzionale – a prescindere dai numerosi dubbi e dalle teorie che ha suscitato sulla compiacenza dei servizi segreti statunitensi, argomento su cui in questa sede non ci interessa approfondire. Il tema è: bombe in casa propria. Che siano militari o “aerei che fungono da tali” poco importa. Quanta complicità ci ìsia dei servizi segreti americani sulla vicenda pure. Ciò che conta è solo il dato: gli americani non hanno mai saputo cosa voglia dire essere bombardati e perdere migliaia di parenti, amici, familiari in casa propria. Prima di quel giorno.

È un aspetto che non può non suscitare una certa forma di stupore: la principale potenza mondiale ha sempre vissuto – e continua a vivere – in una sorta di “campana di vetro” rispetto a tutte le altre potenze mondiali, rivali, del passato o del presente. E dà una dimensione di come la loro forza, sebbene in declino, sia forse un pelo sottovalutata dagli osservatori odierni.

Stelio Fergola

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