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La Biblioteca Angelica di Roma: uno scrigno di sapere misconosciuto

by Clara Tozzi
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Roma, 19 ott – Roma è vero, ha mille problemi, tra i quali spiccano i mezzi pubblici inefficienti e un’amministrazione inesistente, ma non si può negare che ogni suo vicolo possa far suscitare delle emozioni irripetibili. Persino per coloro che ci abitano non è così facile conoscere la città a menadito, data la sua grande estensione (circa 1285 chilometri quadrati). Per esempio, se si è alla ricerca di un luogo con un grande “peso” culturale, vicino piazza Navona ci si può imbattere nella Biblioteca Angelica, accanto alla basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio.
La storia della biblioteca Angelica ha inizio nel XVI secolo grazie al vescovo agostiniano Angelo Rocca, il quale donò la sua collezione di circa 20mila volumi al convento S. Agostino in Campo Marzio e decise di rendere queste opere accessibili a tutti. Nacque così la prima biblioteca pubblica. Fu un’idea avanguardista quella di Rocca, poiché prima la cultura non era una “proprietà pubblica”. Sorse infatti in concomitanza con le prestigiose strutture come la Bodleiana di Oxford e l’Ambrosiana di Milano. Il Salone Vanvitelliano, luogo di lettura e visitabile ancor oggi, mostra la maestria dell’architetto Luigi Vanvitelli, artista napoletano. La stanza contiene 100mila volumi degli oltre 200mila presenti all’interno della struttura. Le edizioni presenti vanno dal quindicesimo al diciannovesimo secolo e possiamo apprezzare una enorme vastità di patrimonio: dalla letteratura alla religione, dall’esoterismo alla scienza, dai libri di medicina ai libri di viaggio e le guide di Roma.
Ovviamente non compare un’unica lingua in queste opere: oltre 3mila manoscritti sono in alfabeto latino, greco e in lingue orientali. I due globi, guardandoli come se stessimo entrando nella stanza, a sinistra la sfera terrestre (1599) mentre a destra la sfera celeste (1603), sono stati realizzati dal cartografo Willem Janszoon Blaeu. Un posto suggestivo, che invita l’osservatore a restare lì per più di un minuto, anche solo per contemplare un immenso sapere da far invidia persino alla cara Wikipedia.
Clara Tozzi

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