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La comunicazione di Israele su Rafah è in tilt: e ora Netanyahu parla di “tragico incidente”

by Alberto Celletti
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Israele Rafah

Roma, 28 mag – Confermando le incertezze delle sue comunicazioni verso l’esterrno, Israele ora reagisce in modo ambiguo dopo la strage di Rafah, dopo che alle prime battute i portavoce dell’Idf si erano concentrati sui “due esponenti di vertice di Hamas” uccisi nel corso dell’operazione, la quale però già ieri contava un numero di vittime di molto superiore ed oggi individuato in 45 morti.

Israele su Rafah: adesso per Netanyahu è un “tragico incidente”

Come riporta l’Ansa, il primo ministro Benjamin Netanyahu definisce la strage di Israele a Rafah “un tragico incidente di cui rammaricarsi”. Il che evidenzia ancora una volta la confusione totale in cui versano le comunicazioni verso l’esterno degli israeliani, ieri quasi esultanti per i “due vertici di Hamas uccisi”, oggi impossibilitati a ignorare numeri che, dall’inizio del conflitto, continuano ad essere sproporzionati rispetto a dichiarazioni ufficiali oggettivamente deboli. Lo stesso Netanyahu, in evidente difficoltà anche nel mantenere stabile il suo governo assediato da oppozioni interne oltre che esterne, mette in luce queste contraddizioni.

Frattanto, una commissione indipendente sta gestendo l’indagine aperta dalla procura militare. Ovviamente, Hamas marcia sui disastri israeliani e punta sul “massacro sionista”, facendo appello ai palestinesi di “Cisgiordania, Gerusalemme e all’estero a insorgere e marciare”. Informando successivamente anche i mediatori di Qatar, Egitto e Usa che non tornerà a negoziare per discutere una nuova tregua o il rilascio dei circa 120 ostaggi israeliani. Il tavolo era originariamente previsto per oggi.

La condanna mondiale della strage

È veramente difficile per chiunque prendere le parti di Tel Aviv, in questa fase storica. Faticano, lo si è già sottolineato più volte, gli stessi Stati Uniti, pur non mettendo mai in discussione l’appoggio allo storico alleato. Voci che tradizionalmente dovrebbero essere amiche – come quella della stessa Onu, da sempre propagine americana e di conseguenza di qualsiasi suo alleato – in questa sede si dimostrano molto critiche. Il fatto che segretario generale Antonio Guterres da mesi attacchi Tel Aviv sul tema è piuttosto significativo. Dopo che la Corte dell’Aja aveva intimato di interrompere le operazioni sulla città, anche l’Algeria ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza, e lo stesso rappresentante della politica estera europea Josep Borrell non ha potuto fare a meno di dirsi “inorridito dagli attacchi israeliani che hanno ucciso decine di sfollati, tra cui bambini piccoli. Condanno questo fatto con la massima fermezza. Non esiste un luogo sicuro a Gaza”. Nonostante l’Occidente sia di fatto schiavo della retorica israeliana, sembra che il confine sia stato oltrepassato davvero di troppo.

Alberto Celletti

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