Roma, 23 mar – Aziende cinesi fantasma, operative in mezza Italia, in particolare in Toscana ma anche in Sardegna, Veneto e Lazio. Secondo quanto riportato da Tgcom24, la frode le coinvolge per oltre 200 milioni di euro, con un’Iva evasa per 37 milioni.

Aziende cinesi fantasma: la frode

La modalità della truffa scoperta ad Oristano era di questo tipo: un gruppo creava le aziende cinesi inesistenti per emettere fatture elettroniche, accentrando su di esse il debito dell’Iva. L’inchiesta ha portato a 19 indagati, di cui 18 cinesi: l’italiano faceva da “consulente”. Il “grande direttore d’orchestra”, secondo la Guardia di finanza, è il titolare della ditta all’ingrosso di Oristano, il quale due anni fa aveva chiuso le attività durante i controlli. Si collegano a lui le attività che partivano dalla Sardegna per poi essere collegate a fornitori toscani, laziali e veneti.

Fatture false per evadere l’Iva

Secondo quanto dichiarano le Fiamme gialle, “molti dei soggetti economici posti sotto la lente di ingrandimento  sono risultati essere “cartiere”, di fatto inesistenti, create al solo scopo di emettere fatture elettroniche ed accentrare su di esse il debito Iva derivante dalle operazioni documentate, omettendone la dichiarazione e il conseguente pagamento”. Le aziende cinesi fantasma, infatti, aprivano solo per quel motivo: emettere fatture fasulle, chiudendo entro due anni, prima dell’avvento dei controlli. Inoltre, fatturavano vendite per decine di milioni di euro, tutte a favore di cinesi residenti in Italia. I guadagni venivano poi trasferiti in Cina, non essendo più rintracciabili.

Alberto Celletti

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1 commento

  1. Mi dicono che sono razzista perché non bevo più caffè.
    Non bevo più caffè perché non credo ci sia un solo bar a Milano che non sia in mano a cinesi e il caffè per me è buono se è italiano come una volta…forse capite cosa voglio dire.

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