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La Russia che “nazionalizza” le imprese occidentali sul suo territorio: la guerra è anche questo

by Alberto Celletti
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Roma, 30 apr – La Russia si ritorce contro le imprese occidentali. Il “caso Ariston”, come lo sta chiamando tutta la stampa mainstream, è soltanto l’ultimo. Di una lista che nel corso di questi due anni si sta è allungando sempre più. Il conflitto con l’Ucraina – che in realtà è con gli Usa e con chiunque ne esegua i dettami geopolitici – ha generato una guerra parallela in cui Mosca non fa troppi sconti alle aziende straniere presenti sul suo territorio.

La Russia e le imprese occidentali: Ariston ultima “preda”

La storia di ritorsioni della Russia contro le imprese occidentali vede l’ultimo capitolo nell’ormai diffussissimo mediaticamente “caso Ariston”:  in buona sostanza il Cremlino, con un decreto firmato venerdì direttamente dal presidente Vladimir Putin, ha “nazionalizzato” le filiali di Ariston Thermo Group in Russia. In realtà, l’azienda italiana non è stata la sola colpita dalla misura, visto che anche le sedi della Bosch tedesca in Russia hanno subito la medesima sorte. “Nazionalizzazione” tra giganti virgolette, ovviamente, per il semplice fatto che le sedi locali non sono passate direttamente allo Stato russo e alla ben nota Agenzia federale per le proprietà statali, ma a Gazprom, la Jsc Gazprom Domestic system, che produce elettrodomestici.

I casi precedenti

Da quando è iniziata la guerra in Ucraina sono oltre 20 le aziende occidentali che in territorio russo sono state “sequestrate” dal governo. È noto quello della francese Danone, ma anche quello della birra danese Carlsberg, che però ha seguito un iter leggermente diverso. L’azidenza aveva cercato di vendere la propria filiale sul suolo russo, e nel momento in cui aveva trovato un potenziale acquirente era intervenuto il governo di Mosca, anticipando e sostituendo le vie private, trasferendo la proprietà a un’agenzia di Stato. Carlsberg diffuse un comunicato in cui si dicharò all’oscuro dell’operazione: “Ci hanno rubato l’attività in Russia “, mentre  la Russia a dicembre 2023 vide riconosciuto da un tribunale locale il diritto di continuare a servirsi del marchio. Da lì è iniziata una battaglia legale tra le parti.  La situazione passata e presente si riassume nelle parole dell’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, convocato d’urgenza dal ministro degli Esteri Antonio Tajani per il caso Ariston. Il diplomatico ha descritto la situazione così: “Sono state adottate in risposta alle azioni ostili e contrarie al diritto internazionale intraprese dagli Stati Uniti e dagli altri Stati esteri che si sono uniti a loro, volte a privare illegalmente la Russia, le sue entità giuridiche e varie persone fisiche del diritto di proprietà e/o a limitare tale diritto su beni situati nel territorio di tali Stati”.  Insomma, che siamo in guerra non è certo una novità, ma seppur lentamente iniziamo ad affrontarne pure le anomalie economiche.

Alberto Celletti

 

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