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La santificazione indecente di Ilaria Salis

by Stelio Fergola
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Ilaria Salis santificazione

Roma, 30 gen – Ilaria Salis santa subito? Poco ci manca. A rilanciare, manco a dirlo, è Repubblica. La quale riporta delle proteste  e mobilitazione in solidarietà di quella che, leggendo parte della stampa nazionale, pare quasi sia un’eroina. Poco conta che sia accusata di aver preso a manganellate persone che avrebbero avuto “la colpa” di essere estremisti di destra, salvo non essere certamente loro ad aver menato fendenti sul capo e sul corpo, in quel ben noto febbraio del 2023.

Ilaria Salis, partita la santificazione

“Riportiamo a casa Ilaria”, “Ilaria subito libera”. Di certo, le immagini dall’Ungheria non aiutano. Quelle catene in aula all’avvio dell’udienza del processo sono un appiglio ideale per concentrarsi sulle condizioni carcerarie (le quali, ovviamente, possono e devono essere criticate) per dimenticarsi che parliamo di una donna arrestata per un atto di una violenza inaudita e gratuita verso persone innocenti. Il “compare” tedesco, per lo meno, ha avuto l’approccio diretto di dichiararsi colpevole e di essere condannato a 3 anni di reclusione. Lei no. Ilaria Salis, “l’insegnante antifascista” si dichiara non colpevole. E Repubblica, come dicevamo, da qualche giorno ha passato in rassegna le manifestazioni di solidarietà per quella che viene fatta passare per una martire. Quel disegno che risalta sullo striscione e sui cartelli raffigurante il volto della sedicente “attivista”, quel sorrisetto (a dir la verità piuttosto beffardo, potevano impegnarsi di più a dipingere la nuova Immacolata Concezione), e i cortei che arrivano “anche a Roma”, per chiedere “la liberazione di Ilaria”. Certo, si parte dallo spunto delle condizioni carcerarie, ma si punta dritto al punto, il solito, quello storico: uccidere un fascista non è reato, figuriamoci se può esserlo  picchiarlo a sangue. Detto da chi, da sempre, ci racconta quanto i violenti siano i fascisti.

L’inesistenza concettuale dell’antifascismo

È sempre grottesco leggere di personaggi che vengono definiti “antifascisti” perpetrando la leggenda di chi riesce a considerare l’aggettivo in questione sintomatico di qualcosa di concreto: Ilaria è “l’insegnante ‘antifascista” in carcere a Budapest. Perpetrando quell’illusione che vede nell’essenza dell’antifascismo qualcosa di realmente concreto ed ideologico. Che l’antifascismo non sia un’ideologia definita, ma un periodo storico determinato, lo abbiamo ripetuto più volte. Che abbia prodotto in tanti decenni generazioni di teste vuote (ben pronte ad attaccare le teste altrui, peraltro) pure. Se le carceri in Ungheria non sono civili, è un problema da affrontare. Ma con il chiedere la libertà di una donna che ha preso a manganellate altri individui senza alcuna ragione difensiva, beh, non c’entra proprio nulla.

Stelio Fergola

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