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La schiacciante rivincita di Djokovic contro le criminalizzazioni

by Stelio Fergola
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Roma, 30 gen – È la rivincita di Novak Djokovic. Rivalsa schiacciante, quella del tennista serbo che trionfa agli Australian Open, contro l’orda di criminalizzazioni dello scorso anno. Un uomo definito senza mezzi termini, con il solito manicheismo tipico di chi si sente superiore senza aver mostrato la benché minima ragione per poterlo essere.

La rivincita di Djokovic, una sberla in faccia a chi sta distruggendo il mondo

Ora, sia ben chiaro un fatto: Djokovic non è certamente un rivoluzionario. Sarebbe tipicamente liberal progressista e globalista definirlo in un modo tanto sciocco. E noi non siamo così imbecilli: Nole è semplicemente un tennista che ha espresso una sua visione del mondo anche nella tristissima vicenda del Covid. Tutto qui. Ciò non toglie che, per il poco che sia, vada sottolineato. Perché i soloni, tristi, ipocriti che lo hanno condannato all’epoca fanno parte tutti della stessa tristissima barca: quella di un’ideologia – tale è, nonostante la faccia tosta di autoproclamarsi asettica – che obbedisce a una sola visione e a cui della libertà non frega assolutamente nulla. Una pletora di poveretti che ciancia di anti-nazionalismo ma sempre pronta ad accettarlo quando a proclamarlo sono i padroni indiscussi dell’Occidente (Usa in primis), che ciancia di libertà salvo piegarsi come soldatini quando gli ordinano di farlo, per una malattia che ha messo a rischio una quota estremamente minoritaria della popolazione, un insieme di automi che è l’esempio perfetto della schiavitù relativa al proprio tempo, qualsiasi esso sia. Qualcuno tra loro, come Roberto Burioni, “rosica” pure per la vittoria di Nole, su Twitter, con queste parole: “Un cretino novax che vince le Olimpiadi non diventa una persona intelligente, ma un cretino olimpionico.”

burioni djokovic

La vittoria di Nole è di tutti

Non è un semplice trionfo, ma una sberla in faccia. La rivincita non solo di Djokovic, ma di chiunque si esprima contrariamente ai diktat di quello che è a tutti gli effetti un pensiero autoritario, volgare e pure arrogante (soprattutto perché si autoproclama con una faccia tosta davvero invidiabile come tollerante, libero e “democratico”). Un pensiero “automatico” di cui il vaccino per il Covid è solo l’ultima espressione. Un pensiero che ha già deciso come dobbiamo essere, come popoli e come culture. Una violenta imposizione che attacca manifesti sulle giornate della memoria e poi si strappa le vesti se qualcuno osa parlare di contrazioni della libertà e della civiltà (il che, in effetti, rappresenta la tattica migliore per sottomettere gli altri e per sottomettere sé stessi: altro che “non ricapiti mai più”, la presunta memoria delle tragedie passate è un ottimo sistema psicologico per ignorare quelle presenti, tutte “indegne” a prescindere, se lo dicono i padroni). Chi ha puntato l’indice contro Nole non lo ha fatto solo per la faccenda del coronavirus. Lo aveva già fatto in passato per il suo orgoglio patriottico verso la Serbia, per le sue idee sulla famiglia, per una visione del mondo che non può essere accettata da chi vuole schiacciarla senza pietà, tra un finanziamento ad una Ong traboccante di schiavi e un falsissimo “prayfor”, tra il sogno di “cittadini del mondo” ovunque e lo schiacciamento senza pietà dei diritti e delle identità dei popoli autoctoni. Chi si strappava le vesti appartiene quasi sempre a quel mondo fatto di automi caratterizzati dalla scarsa o nulla propensione a voler pensare autonomamente (nel caso dei sudditi) o dalla inquietante e viscida tendenza a dominare gli uomini nel peggiore dei modi (in quello dei padroni).

Stelio Fergola

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