Roma, 3 dic – L’Italia e, in particolare, Roma sono probabilmente il luogo al mondo con più siti archeologici. Questi inestimabili richiami alle nostre radici sono purtroppo sempre più in pericolo. A minacciarli è l’incuria, la mancanza di fondi e, nel complesso, tutte le cattive qualità italiane che si ripercuotono sulle ottime qualità ed il genio dei nostri predecessori. Vittima di questa mala gestione ne è, purtroppo, anche il parco dell’Appia Antica. Il direttore generale del parco, la dottoressa Rita Paris, brevissimo non ricoprirà più il suo incarico. Prima dei saluti finali, però, la Paris lancia l’ultimo appello: il parco, infatti, manca dei fondi necessari per la sopravvivenza dell’ente che lo cura e questo nonostante le promesse del ministro Alberto Bonisoli, che in un videomessaggio promette di prendere in mano la situazione.
La Paris spiega che solo per mantenere questo eccezionale parco archeologico e naturalistico, gratis a disposizione dei cittadini nel cuore di Roma, c’è bisogno di almeno due milioni di euro l’anno: “Ci sono poi da mettere urgentemente le mani sull’Acquedotto Claudio che è in condizioni precarie e su cui siamo intervenuti con interventi di somma urgenza. Sta perdendo pezzi e sta messo male: abbiamo chiesto 5 milioni solo per la sua messa in sicurezza”, spiega la direttrice.
Del parco dell’Appia Antica fanno parte, ricordiamo, anche l’area archeologica della Villa dei Sette Bassi, l’area della Villa delle Vignacce e la relativa cisterna, il Fosso dell’Acqua Mariana, oltre che a inestimabili resti degli acquedotti che per secoli hanno portato l’acqua a Roma: l’Acquedotto Claudio, l’Acquedotto Marcio, l’Acquedotto Felice.
“Non è possibile lasciare al futuro una situazione del genere, ci sono monumenti che soltanto i professori conoscono e che non riescono neanche a vedere”, ribadisce la direttrice. “Ci sono monumenti – aggiunge – che sono rimasti intrappolati per caso tra muri e villini. Potrebbero stare vicino ad altri monumenti e potrebbero diventare dei bellissimi complessi da recuperare e ricucire”. In breve, il polmone verde e che contiene opere archeologiche che, da sole, giustificherebbero l’indotto turistico di una qualsiasi piccola città italiana è l’ennesima vittima dell’incuria e dell’abbandono da parte delle istituzioni. Il parco dell’Appia Antica è stato per molto tempo tenuto pulito da un gruppo di volontari, contro l’opera dei vandali e dei concittadini che, a fine pic nic, pensano bene di lasciare dietro di sé rifiuti e sporcizia nell’indifferenza generale. Come se avessimo bisogno di un’ennesima riprova che l’opera miillenaria dei nostri antenati è finita nelle mani sbagliate.
Ilaria Paoletti