Roma, 19 apr – In Francia sta facendo discutere il caso di Transmania. Libro dal piuttosto eloquente sottotitolo di “indagine sugli abusi dell’ideologia transgender” e che è stato scritto a quattro mani da Dora Moutot e Marguerite Stern. Mettere in dubbio i dogmi dell’inquisizione Lgbt è ormai divenuto un peccato capitale, tant’è che a Parigi è intervenuto addirittura il vicesindaco Emmanuel Grégoire per far rimuovere i manifesti che pubblicizzavano il saggio.
I tentativi di censura
“La transfobia è un crimine. L’odio verso gli altri non ha posto nella nostra città”, così Grégoire ha commentato sui social la vicenda, riprendendo peraltro il post di sdegno di Kam Hugh, drag queen che ha partecipato anche al programma televisivo Drag Race France. Il vicesindaco parigino ha poi chiesto a JC Decaux, società incaricata degli affissi pubblicitari nella capitale francese, di rimuovere i manifesti incriminati il più rapidamente possibile. Pressioni che hanno avuto un immediato successo, visto che nel giro di 24 ore l’azienda ha prontamente obbedito, con tanto di scuse pubbliche. JC Decaux ha fatto sapere come la campagna pubblicitaria di Transmania fosse contraria “alla nostra carta etica per la comunicazione” e che tutta la pubblicità “deve rispettare la dignità umana e non deve né incitare né approvare alcuna forma di discriminazione”. Non si è fatta attendere nemmeno la risposta delle due autrici. La Moutot sui social scrive: “Le donne che pensano che essere donna sia una realtà biologica (‘Terf’) sono minacciate di morte in tutte le strade di Parigi”; e pubblica le foto alcune scritte poco edificanti, dal tenore di “Salva un trans, uccidi una terf”, apparse sui muri della capitale francese. Mentre la Stern consiglia a Grégoire: “Gestisci la tua frustrazione come un adulto e aspetta che passi”.
Dal femminismo alla lotta all’ideologia trans: cos’è Transmania?
Ma di cosa parla Transmania? Nel retro di copertina si legge: “Vi racconteremo la storia di uno dei più grandi furti concettuali del secolo: l’ideologia transgender si sta infiltrando in tutte le sfere della società. Si presenta come un semplice movimento per i diritti di una minoranza oppressa, ma dietro i luccichii si nasconde un pericoloso progetto politico che si prepara a sconvolgere il nostro rapporto con la realtà…”. Tanto basta per guadagnarsi le etichette di “transfobia” e addirittura di “complottismo”. La cosa ironica di tutto questo è che le due giovani autrici erano degli astri nascenti del mondo progressista francese. La Stern era un’importante attivista femminista (ha fatto parte anche di Femen), mentre la Moutot gestiva una seguitissima pagina sulla sessualità femminile. Almeno fino a che non hanno deciso di impegnarsi in una battaglia culturale contro l’ideologia transgender. A tal fine hanno lanciato il sito e movimento Femelliste. Nel manifesto affermano: “Non sopportiamo l’ipocrisia prevalente. Viviamo in un’epoca assurda in cui la risposta alla domanda ‘Che cosa vuol dire essere donna?’ non è più ovvia per tutti. Secondo alcuni media, accademici, attivisti, personaggi politici e istituzioni, essere donna è ormai un sentimento e non una realtà biologica”. E ancora: “Siamo passati da un femminismo universalista a un femminismo orwelliano sottomesso all’ideologia transgender, dove le donne non sembrano più essere il soggetto centrale del femminismo”.
Michele Iozzino