Roma, 10 mar – Leonardo, ovvero l’ex Finmeccanica, ovvero senza mezzi termini lo Stato che vince e che contrappone la sua forza alla narrazione dominante del pubblico morente e inefficiente. Una storiella alla quale ci siamo fin troppo adagiati negli ultimi decenni e causa – tra le tante – di un declino industriale piuttosto clamoroso.
Leonardo, l’azienda di Stato che prospera
Come riporta Agenzia Nova, è lo stesso amministratore delegato Alessandro Profumo ad esprimere soddisfazione per i risultati dell’azienda nel 2022: “Siamo lieti di presentare un’ottima serie di risultati”, dice, riferendosi alla scorsa annata. Poi prosegue: “Abbiamo continuato a mantenere le nostre promesse, rendendo il gruppo più forte, resiliente e sostenibile e predisponendolo a cogliere le migliori opportunità di crescita”. Un processo che non ha intenzione di fermarsi, per un marchio detenuto per il 30% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’ad infatti rimarca la ferma voglia di tutti i dirigenti di rimanere “pienamente impegnati a creare valore per tutti i nostri azionisti”. Una “solidità del gruppo”, secondo Profumo che si manifesta in uno scenario esterno non esattamente idilliaco, ma che motiva tutti all’idea di “mantenere un costante ritorno per gli azionisti”.
Un marchio in salute
Leonardo mostra lo Stato che prospera e che vince. Prima azienda europea per ordine di grandezza, dodicesima al mondo nel settore della difesa. Punto di riferimento nell’universo dell’aerospazio e della tecnologica. Elementi che zittiscono decenni di cultura demonizzatrice dell’imprenditoria pubblica, nonostante il controllo, come per altre realtà quali l’Eni, sia rimasto per lo più strategico e non maggioritario. In un’epoca di vacche magrissime quale è l’attuale, si tratta di un elemento da non sottovalutare. Non siamo a livelli così sorprendenti come – ad esempio – è avvenuto per Fincantieri, in cui il semimonopolio governativo non è ancora minimamente in discussione. Ma comunque un esempio importante da conservare con gelosa determinazione, nella speranza di rilanciare un’idea di economia che per molti, troppi versi è stata vincente nel secolo scorso, accantonata senza una reale ragione logica in questa Italia in declino.
Stelio Fergola