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L’insulto all’intelligenza degli agricoltori della Von der Leyen

by Aurelio Del Monte
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Roma, 6 feb – Gli agricoltori ricevono risposte da Ursula Von der Leyen ai limiti dell’imbarazzo per chiunque abbia un quoziente intellettivo nella media. Il presidente della Commissione Ue si limita a ritirare come contentino la proposta legislativa dei pesticidi, come riporta l’Ansa, definendola un “simbolo di polarizzazione”. Certo, qualcosina è. Ma non c’entra niente con il problema di fondo che la signora in questione continua ad ignorare nelle sue dichiarazioni, pur ciarlando di lavoratori dei campi che “vanno ascoltati”.

“Gli agricoltori Ue vanno ascoltati” per Von der Leyen. Poi fa la maestrina

Ci punta monto, sulla proposta legislativa sui pesticidi. Che, sia chiaro, è uno dei fattori che fa infuriare i contadini. Ma non va oltre, perché non può farlo. “La proposta è stata rigettata dall’Eurocamera, e non ci sono progressi neanche in Consiglio”, dice, aggiungendo che “molti di loro si sentono messi all’angolo .Gli agricoltori sono i primi a risentire degli effetti del cambiamento climatico. Siccità e inondazioni hanno distrutto raccolti e minacciato il bestiame. Gli agricoltori risentono dell’impatto della guerra di Russia, l’inflazione, l’aumento del costo dell’energia e dei fertilizzanti. Ciononostante, lavorano duramente ogni giorno per produrre il cibo di qualità che mangiamo. Per questo, dobbiamo loro apprezzamento, ringraziamento e rispetto”. Una sviolinata che però prosegue poi sulla comunicazione da maestrina, ricordando che gli agricoltori “sanno anche che l’agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire”. Come possano restare redditizie con il fisco opprimente o con gli obblighi produttivi ridotti e le importazioni forzate, però, resta un mistero.

Cosa c’entra la sostenibilità ambientale con gli obblighi di importazione e le tasse?

Le parole della Von der Leyen sono un insulto all’intelligenza. Perché la “sostenibilità”, indipendentemente dalle opinioni variegate sulla questione, con gli obblighi vessatori dell’Ue su agricoltori e pescatori non c’entra nulla. Nessuna presunta “sostenibilità” ha a che vedere con gli obblighi che da decenni impongono l’importazione di arance costringendo la produzione nazionale a calare. E non dimentichiamo, appunto, chi pesca. Che potrebbe essere il prossimo a rivoltarsi, visto che è costretto a produrre appena il 20% di ciò che viene venduto sul mercato ittico. Perché? Perché ci sono gli accordi di scambio, si deve importare anche dall’Oceano indiano (e sulla qualità ci sono pure ulteriori dibattiti). Senza contare il profilo fiscale che vabbè, è sullo sfondo di qualsiasi dramma coinvolga datori di lavoro, lavoratori e produttori in generale. Ma quello è più marcio,  più subdolo, visto che è indiretto e demandato al governo italiano impegnato a “contenere i bilanci”. Ciò non toglie che l’origine sia ben nota e vergognosa.

Aurelio Del Monte

 

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