Roma, 11 nov – Da qualche giorno, nonostante una sequenza oggettivamente stordente di Dpcm i cui effetti nessuno ha potuto ancora monitorare, il mantra di medici e virologi è quello di richiedere il lockdown totale. Ultima in ordine di tempo la professoressa Ilaria Capua. “Dovrebbe esserci un lockdown volontario. Io, vi giuro, mi sono messa in lockdown da quando sono rientrata dall’Italia”, ha infatti dichiarato la direttrice dell’UF One Health Center durante la trasmissione DiMartedì, prendendo posizione sul quadro statistico dell’emergenza coronavirus in Italia.
Toni apocalittici
“I numeri parlano chiaro, adesso grandina e bisogna stare protetti. Siamo arrivati al punto in cui non possiamo più permetterci distrazioni”, continua, indulgendo in una metafora meteorologica e proseguendo subito dopo con toni apocalittici alla The Day After Tomorrow. “Facciamo finta di trovarci in mezzo ad una glaciazione, arriva un freddo terribile. Voi uscireste in costume da bagno? No, si muore. I contagi sono arrivati ad una crescita esponenziale, i ricoveri seguono la tendenza. Ora bisogna evitare ogni scivolone: fa freddo, fuori ci sono -100 gradi e se esci scoperto, muori“. Come si possa, pur volendo indulgere nelle iperboli, comparare un evento catastrofico capace di estinguere la razza umana, quale una glaciazione, e un virus – che per quanto endemico e pericoloso continua ad avere una altissima incidenza di asintomatici – rimane un mistero.
Lei ce lo aveva detto
Non paga, però, la Capua, continua nella sua metafora apocalittica. “Viviamo in un sistema che ci consente di fare la nostra vita, ma sentiamo il freddo e avvertiamo gli effetti del caldo. E’ normale, quando si parla di una malattia respiratoria, dire che c’è un’ondata invernale. Non deve sorprendere nessuno”. Poi passa ai sempre piacevoli “io ve l’avevo detto”: “Alla fine della prima ondata avevo detto ‘siamo noi la seconda ondata’, speravo di far capire che avremmo rischiato di trovarci a questo punto e in effetti siamo arrivati qui. Ma non ci siamo solo noi. Ci aspetta un periodo molto difficile, dobbiamo usare gli occhiali da buio. Abbiamo davanti mesi difficili, nei quali dobbiamo progettare la nostra rinascita”.
Una riedizione della peste nera
A quanto pare, per una certa parte dei virologi risulta davvero impossibile resistere alla tentazione di indulgere in toni escatologici, trasformando il Covid in una riedizione della peste nera. Ci sia permesso sollevare un dubbio però: ci si lamenta degli ospedali presi d’assalto anche da persone con sintomi lievissimi, paventando il collasso del sistema sanitario. Chissà mai chi avrà contribuito a ingenerare questo clima per cui ci si va a far ricoverare con 37.3 di febbre.
Cristina Gauri
3 comments
Veramente gli italiOni per un graffio hanno sempre pianto come femminucce correndo al PS.
Avete voluto il SSN aggratisse e per tutti come a Cuba? Pedalate,
Mah… Concordo con questa signora, chi la pensa come lei. O vuole imitarla faccia esattamente le stesse cose, si chiuda in casa e lasci gli altri liberi di vivere senza rotture di balle.. .
[…] modo di dire, anche alcuni difetti di pronuncia: “Il sigmatismo, meglio noto come zeppola”. Per la virologa “possono creare un volume di goccioline maggiore a quello che emetterebbe chi non l’ha o ha […]