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Ma quale risanamento: l'utile di Mps è solo un trucco contabile

by Filippo Burla
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Roma, 17 mag – Squillino le trombe, Mps è tornata in utile. La grande festa è cominciata a Siena quando la banca ha pubblicato i risultati del primo trimestre di quest’anno, che parlano di un risultato netto pari a 188 milioni rispetto alla perdita di 166 registrata nello scorso periodo dell’anno scorso.
Tutto risolto allora? Neanche per idea, i precedenti parlano chiaro. Ricordate quando Renzi annunciava tronfio che Mps era risanata ed investire sarebbe stato un affare? Era il gennaio 2016, meno di due anni dopo si è nel frattempo dovuta nazionalizzare la banca per evitare che i falliti aumenti di capitale ne causassero il tracollo. Quando si parla del Monte la cautela non basta dunque mai.
Nemmeno in questo caso. Perché sì, l’ultimo rigo del bilancio è in “nero”, ma se analizziamo più a fondo i numeri scopriamo che in realtà lo storico istituto senese sta più che altro vivacchiando ed è ancora ben lontano dal recuperare i fasti di un passato che non tornerà più. Dei 188 milioni di utile una buona parte provengono infatti non da attività operative, bensì da poste teoriche di bilancio, come i 53 milioni derivanti dal rilascio di riserve dal fondo rischi e oneri e gli 83 da benefici fiscali. Gli altri fondamentali di natura operativa e quindi legati all’attività bancaria in senso stretto sono invece ancora in difficoltà: la raccolta ad esempio, sia diretta che indiretta, cala di oltre 13 miliardi, confermando comunque Mps al 3,71% come quota di mercato.
Filippo Burla

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