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Mancini e quella volta in cui diede del “frocio” a un giornalista

by La Redazione
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ManciniRoma, 21 gen – Sono passati due giorni ma non sembrano affievolirsi le polemiche intorno al confronto Sarri-Mancini, dopo che l’allenatore dell’Inter ha accusato in diretta tv il suo collega alla guida del Napoli di avergli dato del “frocio” e del “finocchio”, classificandolo per questo come razzista e chiedendone l’esclusione dai campi da gioco. Tra chi ha difeso la “delazione” di Mancini facendone una sorta di riformatore pronto a squarciare il velo di omofobia e sessismo che avvolge ancora il calcio italiano (non il nostro giornale ovviamente, ndr), sta però sorgendo più di qualche dubbio sulle reali intenzioni del “Mancio”, di natura molto più pragmatica che ideale.

Già ieri più di un osservatore aveva fatto notare come in casi simili nel passato, l’atteggiamento dell’allenatore di Jesolo fosse stato ben diverso. Fu il caso degli insulti razzisti che il suo allora compagno di squadra Sinisa Mihajlovic indirizzò a Patrick Vieira, che per Mancini furono dovuti “all’agonismo esasperato che può portare a momenti di tensione e nervosismo”, fatto per il quale “qualche insulto ci può stare“. Ma fu il caso anche degli striscioni “discriminatori” contro i napoletani esibiti dagli interisti nel 2007: “era solo uno sfottò come ce ne sono tanti usi campi di calcio”. 12509326_10208485651408066_1109107294640374831_n

Episodi che hanno contribuito non poco a rendere traballante la coerenza del Mancio, messa ora ulteriormente a dura prova dall’aneddoto riportato dal sito specializzato in notizie sulla Fiorentina, “Firenzeviola.it“. Secondo il portale fiorentino, nella stagione 2001-2002 quando Mancini si trovava sulla panchina della Fiorentina, nel corso di una conferenza stampa allo stadio Franchi, diede del “frocio” ad un giornalista con il quale stava discutendo animatamente, tanto da arrivare quasi alle mani. Riscopertosi così politicamente corretto da apparire quasi “boldriniano”, l’allenatore dell’Inter farebbe bene a fare mente locale e a ripensare a tutte quelle volte in cui si è comportato in maniera completamente opposta. Più da “uomo” che da “homo” (perdonate la battuta, ndr).

Davide Di Stefano

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