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Manovra, un governo tragicomico costretto ad elemosinare “risorse” pure dal Lotto

by Stelio Fergola
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governo lotto

Roma, 25 sett – Per finanziare la manovra il governo mette all’asta in anticipo anche il gioco del Lotto. L’ennesima, tristissima situazione in cui un esecutivo – come qualsiasi altro prima dell’attuale – è costretto a “ravanare” risorse vista l’impossibilità di “emetterne” di proprie, nella costante e sempreverde (anzi, semprebuia) tendenza a cercare di ripagare debiti insolvibili.

Il governo anticipa l’asta anche il gioco del Lotto per trovare risorse?

Il governo freme per l’asta del gioco del Lotto. Solita tiritera: il problema è trovare i soldi che non si hanno, né che si potrebbero avere in alcun modo se non impoverendo il patrimonio statale di qualsiasi cosa o la stessa cittadinanza. La questione riguarda in realtà l’anticipo al 2024 dell’asta per l’affidamento, con lo scopo di raccattare 800 milioni di euro, per un gioco che frutta circa 8 miliardi l’anno. La concessione del gioco è oggi in mano a un consorzio guidato da Igt,ma è in scadenza nel 2025. Il suddetto consorzio, sette anni fa, si assicurò la concessione per 770 milioni. Da qui la probabile base d’asta di partenza a 800 per il “prossimo giro”.

Un sistema insostenibile, da qualsiasi lato lo si guardi

Racimoli dal Lotto ogni tot anni, racimoli dalla svendita di questo o di quel servizio o struttura pubblica (si parlava delle Poste e dei porti, appunto), in una corsa infinita che porta ogni maledetto anno a perseguire due tipi di operazioni: aumentare le tasse oppure fare cassa con il mercatino, di qualsiasi genere. Quanto non sia sostenibile tutto ciò è talmente evidente che ci si sente stupidi a doverlo ripetere. Ma tant’è, la situazione è questa e dobbiamo affrontarla anche ribadendo concetti all’apparenza ovvi, visto che per chi governa l’Italia (e soprattutto l’Europa) non sono ovvi per niente. L’anticipazione dell’asta per il gioco del Lotto poi, rende tutto ancora più comico, nel suo dramma. Oggi si anticipa sul Lotto, domani si vende qualche ferrovia (o l’intero sistema ferroviario, perché no). Quando non ci sarà più nulla, come si farà? La risposta è tristemente scontata: siamo come un disoccupato con una bella eredità che, per tirare a campare, svende tutto ciò che ha e punta dritto alla nullatenenza, oppure fa leva sui prestiti o sugli “anticipi”, come in questo caso.

Stelio Fergola

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