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Marchisio, la Rai, i ciechi: l’ennesima, evitabile, bufera politicamente corretta

by Adriano Scianca
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marchisioRoma, 3 mar – Se continuiamo di questo passo, arriveranno arresti di massa per chiunque urli “arbitro cornuto” allo stadio: non sia mai si debba sentire offesa la minoranza dei mariti con problemi coniugali. Il caso montato sul tweet di Claudio Marchisio ripropone per l’ennesima volta il tema della cappa di politicamente corretto che regna nella nostra società e di cui lo sport è da tempo individuato come laboratorio privilegiato. I fatti: ieri sera si è disputata la semifinale di Coppa Italia tra Inter e Juventus, vinta dai primi, anche se hanno passato il turno i secondi dopo i rigori, in virtù dell’identico risultato dell’andata.

A un certo punto Zaza, attaccante bianconero, è stato ammonito per un intervento ritenuto irregolare su un difensore nerazzurro. Claudio Marchisio, centrocampista della Juve rimasto a casa per infortunio, non ha gradito il modo in cui il telecronista Rai, Gianni Cerqueti, ha commentato l’episodio, e ha twittato: “Ammonizione Zaza. Dicono che ha scalciato. Telecronaca fatta da un non vedente!!!!”. Giusto? Sbagliato? Il fallo c’era? Non c’era? Il telecronista l’ha commentato bene? Male? Ognuno può rivedere le immagini e farsi una sua idea, ovviamente. Non è questo il punto. Il punto è l’addomesticamento dell’uomo, anche nelle reazioni più istintive e, diciamolo, inoffensive. Dire a un arbitro (o, in questo caso, a un telecronista) che è “cieco” in seguito a una decisione che non si gradisce è davvero il minimo sindacale della spontaneità, se non si può dire questo non si può più dire nulla.

L’Usigrai, per esempio, ha diramato una nota in cui si parla di “un’offesa che non possono essere liquidate come una ‘caduta di stile’”, augurandosi che “Juventus, Lega Calcio e Figc prendano provvedimenti, per render chiaro che i valori della sport nulla hanno a che vedere con questi linguaggi”. Perché non proporre la fucilazione sulla pubblica piazza, a questo punto? Il giocatore, in ogni caso, si è scusato, ma solo con i non vedenti (il che rappresenta comunque un cedimento alla logica del politicamente corretto, perché nessun cieco che non sia stato preventivamente indottrinato al vittimismo può essersi sentito offeso dal suo tweet: “Sono sorpreso – ha scritto Marchisio – che un mio commento ad un’azione di gioco sia stato definito come una ‘delegittimazione’ del lavoro altrui. Ognuno di noi ha il diritto di esprimere il proprio giudizio su una partita. Come calciatore sono abituato ad accettare commenti e opinioni di ogni genere, sia da parte dei tifosi sia da parte dei giornalisti o dei commentatori. Infelice e sbagliato è stato invece il mio scivolone, ancorché scherzoso, riguardante i non vedenti. Per questo mi scuso: la concitazione del momento ha preso il sopravvento su di me e questo non dovrebbe mai accadere”.

Adriano Scianca

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Alessandro Maurizi 4 Marzo 2016 - 1:54

la parola è d’argento, ma il silenzio è d’oro, mai il detto fu più appropriato. E pure Marchisio che bisogno aveva di commentare su twit?

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