Roma, 15 apr – Si torna a parlare del massacro degli armeni del 1915, che per alcuni è un genocidio, per altri solo un orribile massacro. È veramente surreale assistere a questo dibattito terminologico che ha ovviamente sullo sfondo una serie di complesse questioni culturali, etniche, diplomatiche e geopolitiche.
Lasciamo agli storici il compito di definire modalità e portata dei fatti accaduti cento anni fa. Quel che è interessante è l’uso politico che se ne fa (o non se ne fa) oggi. Praticamente dopo aver imposto, come unico criterio di legittimazione dello stato attuale di cose, sia politico che geopolitico, “gli orrori del passato”, ora si pretende che quegli orrori siano unidirezionali e selettivi e che la stessa logica non si possa applicare altrove, dove di sangue ne è scorso ugualmente parecchio ma senza la benedizione mediatica. Ma, allo stesso modo, è anche un po’ stucchevole la polemica contraria, che vorrebbe fare del massacro degli armeni un “olocaustino”, una Shoah in sedicesimo, con eguali riflessi sull’attualità. Si pretende, quindi, che la Turchia “riconosca” quel dramma e che l’eventuale mancato riconoscimento abbia riflessi sul comportamento della “comunità internazionale” verso Ankara.
Ora, ci sono tanti motivi per ritenere controverso il ruolo geopolitico della Turchia, ma ridurre tutto al mancato mea culpa per il massacro degli armeni in base allo schema moralistico di peccato-pentimento-redenzione è davvero miserabile. La storia non è un pranzo di gala, è il teatro delle grandezze umane, delle idee che cambiano il mondo, delle rivoluzioni dei popoli, ma anche degli orrori, delle bassezze, delle atrocità. È così da sempre, sarà così per sempre. Il che non significa che occorra accettare passivamente stermini e massacri anche oggi: al contrario, si può e si deve intervenire per cercare di creare ordinamenti internazionali stabili e durevoli, possibilmente meno ipocriti e pelosi del non-ordine internazionale attualmente in vigore. Ma pensare di ridurre tutto a una galleria degli orrori storiografica in cui i popoli cattivi vengono messi dietro la lavagna dai popoli buoni è francamente stomachevole. Che gli armeni ricordino in pace i loro morti, quindi. Ma non facciamone un’arma di ricatto (che comunque non avrà effetto, perché il ricatto funziona solo in un senso).
PS: Si dirà: “E allora le foibe?”. E allora le foibe sono un problema tutto italiano. È l’Italia che fa fatica a ricordare i suoi morti o li commemora solo in forma ipocrita. Sono italiani i negatori e gli esaltatori di quei massacri. È un problema di identità e coscienza nazionale. È decisamente tutta un’altra storia.
Adriano Scianca
3 comments
Fa piacere leggere un parere equilibrato e “storico” sul tema.
Troppi sono stati gli “olocaustini” (volutamente)dimenticati dalla intellighenzia mondiale! vogliamo parlare del genocidio dei nativi americani, genocidio iniziato con la “scoperta” del continente fino agli inizi della prima guerra mondiale? oppure dei 50 milioni di morti fatti da Mao nella sua rivoluzione culturale? e Pol Pot? e degli 8 milioni di soldati tedeschi catturati dai russi nella seconda guerra mondiale, mandati nei lager, dei quali forse solo due milioni sono tornati a casa? e cosa fecero i francesi in Indocina? ed il genocidio del Ruanda? potremmo continuare per ore ad elencare questi abomini della storia ma non servirebbe perché sembra che solo il genocidio degli ebrei ha importanza ed, adesso, anche quello degli Armeni. Certe bombe ad orologeria sono ben calcolate, intellighenzia mondiale!
egregio sig scianca, quando non conosco un evento, mi guardo bene di parlarne prima di documentarmi in modo compiuto, consiglio che le giro in modo del tutto gratuito.
Personalmente che il governo turco riconosca l’orrore del passato non me ne frega UN CAZZO! (detto “papale papale”) dato che nessuno desidera passare per spietato carnefice , Questa ammissione di colpa è completamente superata dal fatto che ora la germania e l’austria si sono detti corresponsabili morali e materiali di questo orrore ammettendo la loro compartecipazione diretta ed indiretta a questa tragedia orchestrata dalla mitteleuropa ed eseguita dalle bestie ottomane. Trenta anni dopo toccava agli ebrei .