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Ora Mattarella chiede scusa anche ai “partigiani etiopi” (chi?)

by La Redazione
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12380999_10208582589112138_1463086182_oRoma, 17 mar – Sembra senza fine l’inversione dei valori nazionali da parte delle più alte cariche dello stato: ma se ormai ci siamo assuefatti ai quasi quotidiani sproloqui immigrazionisti della Boldrini, il gesto compiuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Addis Abeba durante la sua visita in Etiopia, con il suo “chiedere scusa” per i “crimini fascisti” a “una dozzina di vecchi partigiani etiopi”, prostrandosi poi davanti al monumento della Vittoria sugli italiani in piazza Arat Kilo, sembra alzare di qualche gradino il primato del crescente e continuo vilipendio della storia e della memoria italiana al quale abbiamo la sventura di assistere in questi ultimi anni.

Vilipendio della storia, perché se può essere legittimo per gli etiopi 12596615_10208582699794905_864502927_ocelebrare la loro “vittoria”, ricordando con un monumento la loro “resistenza” dal 1936 e “liberazione” nel 1941 (tralasciando, ovviamente, che questa avvenne grazie all’Esercito di sua Maestà Inglese, e non certo ai “partigiani”… come alle nostre latitudini, peraltro), e le vere e presunte “atrocità di cui il popolo etiope fu vittima”, è offensivo che un presidente italiano si presti a diventare megafono della più bieca propaganda anti-italiana, rappresentata dalla solita manfrina pavlovianamente riportata dal giornalista de La Stampa: “Già, perché gli italiani non si dimostrarono affatto ‘brava gente’, come ci piace sentir dire dagli altri. Sparsero il gas sui villaggi e si resero responsabili di sanguinose rappresaglie”.

Ebbene, se gli italiani non hanno rispettato del tutto la proverbiale e stereotipa immagine dell’“italiano brava gente” in Etiopia, è altrettanto inesatto far passare il conflitto italo-etiope come una specie di “rastrellamento fascista”, quando fu una vera epopea che vide uno straordinario impegno dell’intera nazione italiana, punto d’arrivo dell’espansione coloniale ottocentesca del Regno d’Italia, e culminante in vere e proprie battaglie campali, condotte contro un nemico feroce e ben determinato, come ben ricostruito per i lettori del Primato Nazionale dallo storico Pierluigi Romeo di Colloredo; e anche sull’impiego dei gas, la verità storica è diversa dalla propaganda, come si può leggere sempre sul nostro sito.

È vilipendio della memoria italiana, dicevamo, perché questo ennesimo fare strame della nostra dignità nazionale, probabilmente non derivante da quella italica “libidine di servilismo” di orlandiana memoria, ma dai lucrosi contratti per “alcune grandi imprese italiane”, ricordando chi aveva combattuto, ucciso, mutilato e spesso torturato i prigionieri e oltraggiato le salme dei soldati e camicie nere italiani caduti, cozza contro l’oblio mattarelliano di questi ultimi italiani in grigioverde, in camicia nera o anche civili, che tanto avevano sofferto per la loro Nazione lontana, mai citati neanche una volta durante questa visita, e il totale abbandono dei loro cimiteri e monumenti, dimenticati completamente dalle autorità governative e militari italiane. Anche in questo caso, però, alcuni italiani fortunatamente non dimenticano: e uno di questi cimiteri, quello di Uorc Amba, dedicato alla MOVM Padre Reginaldo Giuliani, e che raccoglie le salme dei soldati, camicie nere e carabinieri caduti durante la 1° e 2° battaglia del Tembien, è stato di recente riqualificato grazie agli sforzi del viaggiatore e documentarista Gianni De Angelis, fedele a quel motto nel cimitero di Passo Uarieu: Itali resurrecturi, Ethiopis resurgendi – Gli italiani che risorgeranno, per gli etiopici che rinasceranno.

Andrea Lombardi

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Paolo 17 Marzo 2016 - 9:29

Nel bene, come nel male, il periodo del Fascismo è stato l’ unico in cui l’ Italia (unita) tenta (perlomeno, tenta) di proporsi come una potenza di Primo Rango.

Nel bene, come nel male, è stato un periodo storico che non tornerà più.

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Anonimo 17 Marzo 2016 - 9:34

Forse ci dimentichiamo che il Re di Etiopia all’ epoca era Vittorio Emanuele III e non Mussolini o i fascisti , poi se hanno cambiato cambiato la storia aspetto l’aggiornamento Windows che non ho scaricato !!!

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Paolo 18 Marzo 2016 - 1:23

Soprattutto, si dimentica che tra le altre cose, nel momento in cui gli Italiani misero piede sul suolo etiopico, iniziarono (e portarono a termine) una rete stradale e ferroviaria che il Negus risalito al trono si ritrovò poi a disposizione, e che tutta l’ africa gli invidiava.

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MB 12 Aprile 2016 - 3:46

Non so di che riqualificazione parliate. Nel cimitero di Uorc Amba son state tagliate le erbacce (e questo qualche anno fa). Adesso non è rimasta neppure la bandiera italiana sul pennone. Ero là un mese fa per gli 80 anni della battaglia di passo Uarieu, e l’ho visto coi miei occhi. Per Vs.informazione, comunque, nel cimitero sono rimaste “solo” le spoglie dei soldati rimasti senza nome gli altri li hanno trasferiti, credo ad Adigrat.

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ANTERO 26 Gennaio 2018 - 9:25

W I D S !

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Gianni De Angelis 23 Giugno 2020 - 9:32

Per MB, nel Cimitero di Passo Uarieu non è rimasta nessuna spoglia di soldati italiani deceduti. Il suddetto Cimitero è stato “abbandonato” da Onor Caduti e non più custodito e curato dall’Ambasciata Italiana di Addis. Soltanto pulizia di volontari visitatori. Io stesso pagai l’intero villaggio per togliere tutte le erbacce ed i piccoli alberi. Feci piantare un palo e ci issai il Tricolore. In linea di massima il villaggio li vicino potrebbe riprendersi il terreno, ma per fortuna nessuno lo tocca. Sanno bene che tanti turisti italiani arrivano per visitarlo.

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